La parola Palascianopedia va letta con l'accento sull'ultima i [palaˌʃanopeˈdia]. – Le voci già create sono in continuo aggiornamento: se qualcuna apparisse lacunosa, provate a tornare a consultarla dopo qualche tempo (o consultate, qui, direttamente Marco Palasciano). – I passi in grassetto rimandano alle voci più utili a integrare quella in lettura. Se una voce cui si rimanda non è presente in elenco, né alcun link dà accesso a essa (nel caso di una sotto-voce), è ancora da creare.

31 maggio 2011

prima disputa tra Accademia Palasciania e Istituto Palascianiano per gli Studi Euristici

Pazzesco conflitto tra i due enti (nelle persone dei rispettivi presidenti: Marco Palasciano ed egli stesso) occorso nella primavera del 2011, e le cui tappe sono riassumibili come segue.

I loghi dei due enti.

● A distanza di qualche mese dalla nascita dell'Istituto Palascianiano per gli Studi Euristici, l'Accademia Palasciania, ripensatoci, e considerata l'«inutilità» del «tenere in piedi due enti palascianocentrici» quando finora ne era «bastato uno solo», pretendeva di riaccorpare a sé l'Istituto.

● L'Istituto rifiutava, naturalmente, di lasciarsi riaccorpare, facendo tra l'altro notare la risibilità d'un eventuale rimangiarsi la sua fondazione tanto presto, innanzi al mondo, «dopo un esordio con cotanta pompa».

● L'Accademia sbertucciava l'Istituto rammentando come tale «quantomeno prematuro» esordio si fosse dovuto a circostanze del tutto aleatorie. Difatti, durante la composizione grafica del primo manifesto (vedi immagine qui sotto) di La Grande Ruota delle Umane Cose (De Magna Rota Rerum Humanarum), Marco Palasciano si domandava come meglio riempire il quinto e sesto rigo della technopægnia triangolare; allora con sovrana incoscienza egli stesso aveva colto l'occasione per far sì che in quello spazio si stampasse, anziché «l'Accademia Palasciania», «l'IPSE (Istituto Palascianiano per gli Studi Euristici) / in collaborazione con l'Accademia Palasciania». Per cui non restava che fondare l'Istituto; il che era stato, in effetti, «come costruire una casa cominciando dal tetto».

Bozza del primo manifesto di
La Grande Ruota delle Umane Cose (De Magna Rota Rerum Humanarum).

● L'Istituto replicava rammentando all'Accademia come da diversi anni Marco Palasciano stesso accarezzasse l'idea di fondare un ente da chiamarsi «Istituto Palascianiano per gli Studi Euristici», e come fosse ormai ora d'esaudire «un così nobile desiderio», profittando della «meravigliosa occasione» delle otto conferenze sulla Ruota assiologica palascianiana.

● L'Accademia faceva allora notare come il principale motivo per cui Marco Palasciano vagheggiasse da anni di fondare l'Istituto era semplicemente che «il nome suonava bene», e come ciò naturalmente – a parer di lui stesso – non costituisse  una «sufficiente ragione» (senza contare che tale nome non era, o non pareva, altro che una «feticistica imitazione» del nome dell'Istituto Italiano per gli Studi Filosofici).

● L'Istituto ribatteva che «Al mondo, in generale, non esistono “sufficienti ragioni”, la Ragione da sola non bastando a dare spiegazione fino in fondo di nessun fenomeno».

A quel punto la questione, infiltrata da memi metafisici, perdeva di significato, così come l'introduzione dello zero tra i fattori d'un prodotto rende il prodotto nullo, quali che siano gli altri fattori. E, smarrito il significato, ci si era rivolti ai significanti: l'Accademia Palasciania si era risolta a mutare nome in «Accademia Palasciania di Lettere, Arti e Attivismo Etico», cancellato l'aggettivo «Euristico» per lasciare l'euristicità in esclusiva all'IPSE; e la disputa aveva avuto fine.

30 maggio 2011

Incipit per una commedia ovvero Parafrasi personalizzata della prima terzina dell'«Inferno» di Dante

Incipit per una commedia ovvero Parafrasi personalizzata della prima terzina dell'«Inferno» di Dante è una poesia di Marco Palasciano in versi liberi datata 20 settembre 2001.

L'occasione del componimento è stato il compimento dei 33 anni e 1/3 di vita del poeta, che, contando i giorni, cadeva giusto quel 20 settembre. (Ma calcolando il cammino del sole sull'eclittica, invece, il «terzo del cammin di nostra vita» di Palasciano si sarebbe compiuto il 23 settembre, poche ore dopo l'equinozio d'autunno cioè l'entrata del sole nel segno della Bilancia, così come nel 1968 il poeta era nato poche ore dopo l'entrata del sole nel segno dei Gemelli. Alla data del 23 settembre 2001 fa riferimento, difatti, il successivo poema Hypnerotomachia Palasciani.)

Incipit per una commedia rappresenta l'unico caso di poesia palascianesca nata come testo in prosa successivamente vòlto in versi per semplice inserzione degli a capo, operazione licitata dall'alta densità semantica del testo nonché dalla sua musicalità. Nella forma originaria è stata pubblicata su «Nazione Indiana» il 30 ottobre 2007, poco prima della pubblicazione in cartaceo sul n. 10 di «Sud».

Cliccare qui per la versione attuale.

Il numero di «Sud» includente
Incipit per una commedia.

La poesia fa riferimento, tra l'altro, a:

● la selva come «bosco iniziatico», in quelle culture dove l’iniziazione alla vita adulta si officia con l’abbandono dell’adolescente in una zona selvaggia (tema che ritornerà nell’Analogo in versi di un quartetto di Marco Palumbo per clarinetto, fagotto, violino e pianoforte);

● la corsa di Poliphilo nella selva, a lacerarsi la toga «per gli mucronati cardeti, et altri spini» (Hypnerotomachia Poliphili, I) così come il Palasciano ha qui la «maglietta lacerata dagli spini / e sbrendolata»;

Tre righe dal cap. I della Hypnerotomachia Poliphili, edizione aldina.

● la «veste di Madonna Philosòphia» che, narra Boezio, «avevano le mani d’alcuni uomini violenti squarciata tutta, e portatosene ciascuno quei brani ch’egli aveva potuto portarne» (De consolatione philosophiæ, traduzione di Benedetto Varchi [1551], I);

L'ultima tempesta di Peter Greenaway («sir Peter cineasta enciclopedico»);

Alice nel paese delle meraviglie, in ispecie riguardo all'alluvione di lacrime d'Alice e conseguente corsa ad asciugarsene (capp. II-III), ma anche all'esser «distratto da bachi e da conigli»;

Lewis Carroll, illustrazione per il cap. III di Alice nel paese delle meraviglie.

L'albatro di Baudelaire («far ridere / les hommes d'équipage»);

● la luce che s'incurva in prossimità d'un buco nero («Apollo storte frecce»).

Incipit per una commedia ovvero Parafrasi personalizzata della prima terzina dell'«Inferno» di Dante

Poeta dal buffo copricapo rosso.
A un terzo del mio secolo di vita,
tra gli sterpi correndo
in infinito cerchio
con strani animali ansiosi d’asciugarsi dopo l’ultimo
lachrymoso diluvio,
sempre incalzato dallo spettro di quel Poeta
dal buffo copricapo rosso il quale
io in corsa rattamente volgendomi a guardare
vedevo a sua volta avere
alle spalle tutta una folla
di personæ nonché archetipi
antropomorfi e zoomorfi e teratomorfi
quali già sguinzagliò
sir Peter cineasta enciclopedico
sull’isola di Prospero
chi brandendo un sestante chi una lira
chi una sciabola chi un libro aperto,
io,
in affannata corsa
verso non sapevo piú che zenith
e partito da non sapevo piú che nadir
o viceversa,
affatto lasso,
mezzo infangato
da un paio di cadute da far ridere
les hommes d’équipage,
maglietta lacerata dagli spini
e sbrendolata come la veste di madonna Philosòphia,
io,
Políphilo/Pollicino/Palasciano,
mi ritrovavo in quella
che per metafora obbligata chiameremo una selva oscura,
o bosco iniziatico
dal quale l’adolescente di turno non è piú uscito
senza però per questo
ricevere in dono fatato
l’aeromobilità di Peter Pan;
e in questa selva che è piú un ipnolabirinto
o, spostando l’interesse dalla sua oniricità
alla sua multidimensionalità, iperlabirinto,
non solo la diritta via mi si era smarrita
ma, poiché nell’ultimo terzo di millennio
cadde dal trono anche la Geometria euclidea,
ora,
se pure
avessi ritrovato quella via,
per diritta che vi sarebbe parsa,
avrebbe intersecato
dïosà quante vie
ad essa parallele
e potuto perfino guidarmi, con crudele inganno,
io distratto da bachi e da conigli,
a precipitare
nelle fauci
titaniche di un buco nero,
intorno al cui orlo,
come stelle sul mare palpitanti,
i Quanti ognora saltellano, irridendo
il decrepito Apollo storte frecce,
nella teoria o danza
del Caos che tutto move.
20 settembre 2001: compio 33,33333333 ecc. anni

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sommario della Hypnerotomachia Palasciani

EPISTOLE, SONETTI, RECENSIONI E ALTRE INTRODUZIONI
● Ringraziamenti
● Scuse del poeta agli amici per il ritardo nella consegna del presente regalo della Befana (sonetto)
● E-mail della signorina Carla Noia Scampò al poeta
● Recensione di fra’ Giordano Bruno dove si ricorda al studioso, divoto e pio lettore che a pegàso donato non si guarda in bocca
● Recensione di fra’ Francesco Colonna per il Paradigmo, hic mirabilis et novus libellus æquandus veterum libris avorum
● Scuse del poeta a Dante per avergli staccato dalla Commedia vari pezzi di prezioso marmo e averli cementati fra i tufi della sua Hypnerotomachía (sonetto)
● Risposta di Dante al poeta
● Risposta del poeta a Dante, dove nel ringraziarlo fa un rapido bilancio della propria formazione letteraria (sonetto)
● Spiegazione del gioco dell’Amicarium
● E-mail anonima pervenuta all’Euristica Accademia Palasciania (epigramma)
● Comunicato ufficiale dell’Euristica Accademia Palasciania per scampar noie al poeta, ai soci, a chi stampò e soprattutto alla signorina Noia Scampò che tanto gentilmente si prestò a curare una bibliografia di circa trenta pagine che all’ultimo minuto si è deciso di omettere
● Recensione di Giovan Battista Marino, segretario del principe di Capua
● Risposta di Alessandro Manzoni a Giovan Battista Marino
● Risposta di Carlo Emilio Gadda ad Alessandro Manzoni, dove si elogia il Palasciano coll’osservare come sull’arido suolo dell’odierna Italia si partoriscano pochi veri poeti e molta vera popò
● Scuse del poeta all’Accademia della Crusca per gli arbítri linguistici del Paradigmo (sonetto)
● Elogio al poeta da parte di un anonimo capuano (epigramma)
● Scuse del poeta alla signora Oriana per aver dato l’impressione fallace che il Paradigmo sia un libello antiamericanista (epigramma)
● Recensione del prof. Giuseppe Brambilla, che deve ancora digerir l’anguilla e pure il dolce
● Recensione di Miguel de Cervantes, soldato spagnolo di guarnigione in Napoli, che la scrive per conto dell’amico don Juan Palacián della Navarra, soldato spagnolo di guarnigione in Monopoli

Canto I
TERRA
Imminenza dell’Equinozio d’Autunno del 2001, al cui scoccare il P. compirà un terzo di 100 anni. Mitizzazione del crollo delle Twin Towers. [...] Il 22 settembre il P. si reca a Napoli per il compleanno di Rosa [...]. Tornato a Capua, il P. trascorre la serata fra studi filosofici, concependo la Ruota Universale. Rapimento del P.

Canto II
ABISSO
Il P. si ritrova su un pianeta oscuro. Danza sacrificale delle tre demoniesse. Il P. riceve soccorso da una dea. Come l’anti-Dio sia un mostruoso verme che rode il pianeta Abisso.

Canto III
ABISSO. BUCO NERO AL CENTRO DELL’UNIVERSO. SPAZIO INTERGALATTICO. SUPERAMMASSO LOCALE. GRUPPO LOCALE. BRACCIO DELLA CARENA. BRACCIO DI PERSEO. NUCLEO DELLA VIA LATTEA. BRACCIO DEL SAGITTARIO. NUBE DI OORT. FASCIA DI KUIPER
La Verità indica al P. come purificarsi. Un’energia meravigliosa sbalza via il P. dal pianeta Abisso. Come Abisso si trovi al centro del Buco Nero al centro dell’Universo. Triste visione delle stelle spente. Come l’Orizzonte degli Eventi separi i possedimenti dell’anti-Dio (tutto ciò che è all’interno del Buco Nero) da quelli di Dio (tutto ciò che ne è all’esterno). Il P. fuoriesce dal Buco Nero e percorre lo spazio intergalattico e interstellare, fino ai confini del Sistema Solare, dove incontra le comete.

Canto IV
FASCIA DI KUIPER: PLUTONE
Il P. cade dalla cometa in una grotta, dove donne partoriscono con dolore. Panorama di Plutone. Lettura di un enigma. Il P. incontra Bo, paradigma di quegli amici del P. ai quali un lavoro alienante impedisce sia di frequentare degnamente il P. sia di dedicarsi a una vita piú creativa. [...] Vagando per Plutone il P. scorge altri dannati, fra cui il suo migliore amico storico. Appare all’orizzonte il pianeta Nettuno, il cui influsso rapisce il P.

Canto V
NETTUNO
Il P. si ritrova in una reggia sottomarina. Paragone fra Plutone, il pianeta della pura sopravvivenza, e Nettuno, il pianeta della follia, dell’immaginazione senza freni e del puro divertimento. Lettura di un nuovo enigma. Apparizione di Edo, paradigma di quegli amici del P. che piú tendono al riso, al gioco e alla buffoneria. [...] Apparizione del dio Nettuno. Emergendo in superficie, il P. si avvede di come tutto ciò sia effimero [...].

Canto VI
NETTUNO. URANO
Invocazione dell’aiuto celeste. Apparizione di un’amica del P. realmente impazzita. Apparizione di un drago che trasla il P. da Nettuno a Urano. Come Plutone e Nettuno facciano a gara per essere l’ultimo dei pianeti. Giunto su Urano, il pianeta del pensiero fecondo, il P. si smarrisce in un labirinto; qui si addormenta e fa un sogno dentro il sogno, dove un terzo enigma pare alludere alla missione morale della stirpe palasciania. Il P. si ritrova fuori del labirinto, in una città leonardesca ove passeggiano gli amici intellettuali.

Canto VII
URANO
Il P. incontra l’amico paradigmatico di turno: Carmine. Inizia la visita alla torre dei Sette Savi. Malinconica contemplazione delle stanze lasciate vuote da Fabio, prigioniero di Plutone.

Canto VIII
URANO. ANELLI DI SATURNO
[...] Il P. cena da Carmine, il cui appartamento d’oro è un osservatorio astrale. Recita meravigliosa delle poesie dell’Insectarium. Levitazione del P. in conseguenza della carica di energia spirituale ricevuta recitando. Immersione negli anelli di Saturno.

Canto IX
ANELLI DI SATURNO. SATURNO
Il P. è tolto al fiume dei morti da un angelo. Il vero aspetto della dea Morte. Visione di un’amica morta nel 1998. Il P. mette piede sul suolo di Saturno, il pianeta della malinconia e della contemplazione della morte, sede di quegli amici che amano i pensieri e i luoghi e le musiche saturnine. Incontro con Sanvean, che preoccupato per l’eccessiva commozione del P. lo porta via da Saturno. Quarto enigma.

Canto X
GIOVE
Come su Giove, il pianeta della cultura di massa, si trovino quegli amici che non sentono il bisogno di dedicarsi né alla ricerca filosofica, né all’arte, né ad altra prassi che miri all’entelechía dell’anima, e limitano per lo piú la loro ricerca al campo del benessere materiale. Il P. incontra Lello nella Macchia Rossa. Quinto enigma. Apparizione del dio Priapo. [...]

Canto XI
FASCIA DEGLI ASTEROIDI
Il P. osserva dal finestrino del treno spaziale gli asteroidi transmarziani, sede di tutte le amicizie perdute. [...] Arrivo su Marte, il pianeta della violenza.

Canto XII
MARTE
Colori e rumori di Marte. Flagellazioni, marchiature e deportazioni. [...] Apparizione spaventosa di Bikku, paradigma di quegli amici del P. caratterizzati da un lieve eccesso di aggressività e/o oppressività.

Canto XIII
MARTE
Visione d’incubo. [...] Il P. esorta invano Bikku alla pace, indi lo pedina fino a un lugubre castello. Il sesto enigma è diviso in due parti: una è scritta sopra un portale, l’altra è sussurrata da una voce misteriosa. Contemplazione di un pavimento istoriato.

Canto XIV
MARTE
Nuova apparizione delle tre demoniesse. Apparizione della Verità e del coniglio Fortunello. Il P. dona a Bikku un rimedio omeopatico. Torna quindi alla stazione, dove assiste alla lapidazione di un Sansone incatenato, avviata da un profugo transmarziano. Acido intervento di una rondine. Il P. lascia Marte.

Canto XV
CHIRONE
Come da marziani e plutoniani sia concesso ai profughi transmarziani di spadroneggiare su Chirone. Il P. trova rifugio in una basilica. Un centauro lo conduce da due plutoniani evasi [...]. Le milizie transmarziane irrompono nella basilica e il P. fugge. Miserevole stato dei palazzi chironiani, che ricorda al P. la decadenza in cui versa Capua. Incontro col guardiano Napo, grazie al quale il P. lascia Chirone.

Canto XVI
VENERE
Arrivo del P. su Venere, il pianeta della musica e di tutte le arti indipendenti dalle lettere. Il P. legge il settimo enigma sulla porta di una villa in cui convivono armoniosamente gli amici artisti. [...] Incontro con l’amico paradigmatico di turno, Luca, che nel suonare il pianoforte imprime ai martelletti furia analoga a quella che Latona scatenò su Niobe. Il P. annuncia a Luca la fine di una maledizione, indi si accinge a improvvisare una sonata.

Canto XVII
VENERE
Sonata. A mezzanotte e mezza, la sonda Deep Space 1 sfiora il nucleo della cometa Borrelly. [...] Visita a Niso, fra musica d’essai e discorsi ameni. Meraviglioso concerto per pianoforte volante e orchestra. Nuova levitazione del P.

Canto XVIII
ORBITA DI MERCURIO. CORONA SOLARE
Leggenda della Vergine. Apparizione dell’Invidia, che scrive nel vuoto l’ottavo enigma e fa teatrino. Il P. si inoltra senza protezione adeguata nella Corona Solare e ne patisce il calore crescente.

Canto XIX
CORONA SOLARE. SOLE
Il P., soccorso da uno stormo di Icari, giunge sul Sole. Il lettore giunge al centro del poema. Panorama della Città Solare e suoi usi e costumi. Come nel tempio di Amore confluiscano dodici Vie, specchio della Ruota Universale. Apparizione del dio Amore nel giardino di fuoco.

Canto XX
SOLE
Il P. incontra tre giovani padri di famiglia, indi tre coppie omosessuali, indi vari altri amici di gran solarità. [...] Incontra infine, intento a suonare presso un fonte, l’amico paradigmatico di turno.

Canto XXI
SOLE
Entusiasmo del P. alla vista di Sigfrido e all'ascolto del suo clarinetto. Gelosia di Venere. Sonata meravigliosa. Apparizione di un cinghiale. Catastrofe, dolore universale e salvifica invocazione del Clinamen.

Canto XXII
SOLE. MERCURIO
[...]  Il P. ripassa a salutare Amore nel suo tempio. [...] Invettiva contro san Roberto Bellarmino per la maledizione che a causa sua grava su Capua. Il P. riceve in dono due ali icarie e vola su Mercurio, il pianeta della giovinezza, dell’intelligenza e della comunicazione. Lettura del nono enigma su di un aquilone. Ricordo della strage di Sabra e Shatila in occasione del suo XIX anniversario [...]. Un corteo. Il P. incontra Giulio, paradigma dei suoi amici under 21.

Canto XXIII
MERCURIO
Logorroiche disquisizioni del P. sul gallo bianco e il gallo nero. Il pc di Giulio crasha, ma il problema si risolve. [...]

Canto XXIV
MERCURIO. ORBITA DI VENERE
Il P. saluta altri mercuriani. [...] Cenno sullo scarico dei detriti delle Twin Towers nei porti dell’Oriente, e loro destinazione finale. Il tempo stringe e il P. non può fare visita al ragazzo dall’ingegno piú promettente. Nel volo da Mercurio alla Luna il P. si fa lievemente lunatico. Apparizione di un oggetto volante non identificato, che infine il P. identifica e utilizza.

Canto XXV
LUNA
Allunaggio. Dal missile di Meliès alle ampolle dei ricordi perduti, e altre meraviglie. Invettiva amletica. Apparizione di un corteo alla cui testa è la ex migliore amica del P. Il decimo enigma.

Canto XXVI
LUNA
Angela Beatrice cancella il suo passato e migra su Cerere. Il P. è consolato da Angela Angelica, Agnese e altre donne angelicate. Il corteo fa ritorno a un palazzo meraviglioso. I granchi lunari. Rosario mineralogico. Paragone tra i colori del Sole e della Luna.

Canto XXVII
LUNA
Lo stemma delle Muse, e come siano sempre nove. La fontana musicale. Lode del P. alle sue amiche. Quali siano le tre Muse supreme. Il perché dell’assenza di Rosa dal corteo. Un’altra Rosa è eletta nuova Musa al posto di Angela Beatrice. Ascesa alle torri.

Canto XXVIII
LUNA
Ciascuna Musa, giunta alle proprie stanze, vi si apparta a cambiarsi d’abito per il Ballo Equinoziale. Come le nove Muse si dividano in Fiammette (Agnese, Antonietta, Lilitha), Laure (Angela Angelica, Elisa, Deborah) e Beatrici (Rosa, Rosa II e Caterina). Alcuni aneddoti su Muse e ancelle.

Canto XXIX
LUNA
Il P. incontra finalmente l’amica paradigmatica Rosa. Fenomenologia del suo raffreddore. Al palazzo delle Muse pervengono due nuove ancelle. Mistico accordo interplanetario. Le tre gatte di Rosa guidano il P. al pianoforte.

Canto XXX
LUNA
Lo scoccare dell’Equinozio d’Autunno coincide con la chiusa della sonata. Il P. ed Erika, memori del gatto di Schrödinger, temono per la sorte di Rosa. Sorte di Rosa. Il ballo delle Muse. Apparizione del Torbidone e suo discorso meraviglioso, che libera il P. da ogni angoscia. Dio fulmina Lilitha privandola della veste di Musa, che passa alla sorella Fatina. Lilli consola Lilitha. Il P. si accinge a tornare sulla Terra.

Canto XXXI
LUNA. ESOSFERA
Rosa dona una sciarpa palestinese al P. [...]. Preludio all’Apocalisse. Undicesimo e ultimo enigma. Mostruosa apparizione dell’Odio.

Canto XXXII
TERMOSFERA. MESOSFERA. STRATOSFERA. TROPOSFERA. TERRA
L’Odio trascina il P. giú per tutti gli strati atmosferici. Che cosa sono le nuvole. Atterraggio nel cuore della Città Terrestre. Il P. è esposto alle tentazioni dell’Odio. Storia dei Cherokee. Il quarantennale della guerra del Vietnam.

Canto XXXIII
TERRA
Il P. tiene testa ai mostri, infine riesce a fuggire insieme col coniglio Fortunello, e in un ristorante indiano si offre di aiutare la fanciulla Liú a lavare i piatti. Miracolo.

Canto XXXIII E UN TERZO
TERRA
Il colle. La tana del coniglio. Ritorno alla realtà. Il P. appunta il resoconto del suo viaggio onirico. Onore alla Deep Space 1. Aurora.

29 maggio 2011

Paradigmo ovvero Hypnerotomachia Palasciani

Il Paradigmo ovvero Hypnerotomachia Palasciani [ˌypnerɔtoˈmakja palaˈʃani] dove si fotografa un istante tra due ere è un «poema euristico» in terzine dantesche articolato in 33 canti e «1/3», per un totale di «4545 virgola 45 periodico» endecasillabi (l'ultimo verso è un quinario; e 5/11 dà appunto zero virgola 45 periodico), composto da Marco Palasciano tra il 18 febbraio e il 3 aprile 2002 per farne dono ai primi dieci classificati dell'Amicarium 2001, nel poema detti «amici paradigmatici» (vale a dire amici esemplari).

Technopægniæ del frontespizio della Hypnerotomachia Palasciani, 2002.

Il titolo principale, Paradigmo (invaligiante in sé l'idea di amici paradigmatici e quella di Paradiso, intendendo la cantica dantesca, anch'essa trattante di viaggi interplanetari), è successivamente caduto in disuso, l'autore preferendo riferirsi all'opera usando il solo titolo secondario (che fa palese riferimento alla Hypnerotomachia Poliphili).

Technopægniæ del frontespizio della
Hypnerotomachia Poliphili, 1499.

L'uso del grecismo hypnerotomachia («combattimento d'amore in sogno»), anziché d'altri possibili termini (a esempio il lovecraftiano dream-quest), è giustificato dalla prima strofa d'un sonetto contenuto nell'antitesto Epistole, sonetti, recensioni e altre introduzioni:
Meravigliosi amici, Amor mi sbatte
su voi qual mosca a un vetro di finestra;
per lui in questo poema si combatte;
egli nel sogno il poeta e voi ammaestra.
La dicitura dove si fotografa un istante tra due ere, che completa il titolo originario, allude al fatto che nella notte tra il 22 e il 23 settembre 2001 – in cui si situa l'immaginario dream-quest del poeta – si sono verificati i seguenti eventi:

● Pochi giorni prima, il crollo delle Torri Gemelle segnava, in qualche modo, la fine di un’èra. Il poema ha inizio giusto con la rievocazione di quella caduta, tanto per cronoambientarsi.

● Poche ore prima dell'equinozio, a Marco Palasciano veniva l'idea della Ruota palascianiana.

● Il termine «fotografare» allude alla sonda Deep Space 1, che intorno a mezzanotte e mezza sorvolò e fotografò il nucleo della cometa Borrelly.

● Scoccava l'equinozio, nel quale si realizza il perfetto equilibrio tra durata del giorno e durata della notte e il sole sorge esattamente a oriente congiungendo in un unico punto i cerchi dell’equatore, del coluro e dell’eclittica, il che secondo Dante conferirebbe la massima purezza ed efficacia all'influsso del sole sugli esseri terrestri (Paradiso I 37-42: «Surge ai mortali per diverse foci / la lucerna del mondo; ma da quella / che quattro cerchi giugne con tre croci, / con miglior corso e con migliore stella / esce congiunta, e la mondana cera / più a suo modo tempera e suggella»).

● Poche ore dopo l'equinozio, Marco Palasciano compiva esattamente un terzo di secolo di vita (in anni solari), cioè 33 anni e 1/3, età che «secondo le recentissime conclusioni della Fondazione MacArthur di Chicago [...] segnerebbe l’estremo limite dell’adolescenza», come riporta una nota del poema. Il poeta aveva già dedicato a tale traguardo, prima di raggiungerlo, la poesia Incipit per una commedia. (Per la precisione, la Fondazione MacArthur aveva identificato tale limite nei 34 anni circa.)

La Hypnerotomachia Palasciani non è destinata alla pubblicazione nel canone definitivo delle opere palascianesche. L'unica parte d'essa cui l'autore non abbia recisamente abiurato, finora, e che si sia trovata inserita – sia pure con tagli – nel repertorio di qualche reading palascianesco, è la sequenza ambientata tra gli anelli di Saturno: VIII 65-fine; IX 1-38 e 47-62 (per leggerla cliccare qui).

Sebbene l'opera in sé sia quasi tutta da buttare (per lo stile anacronistico che vi predomina, oltreché per il carattere contingente), l'atto di comporla ha costituito per l'autore uno degli esercizi più importanti nell'àmbito della sua formazione artistica e intellettuale. Questo non tanto per la grossa sfornata d'endecasillabi, quanto per aver egli avuto da combinare in un sistema organico – per giunta procedendo euristicamente anziché secondo una fabula prestabilita – un vasto, eclettico e sugoso insieme di dati scientifici, filosofici, mitografici ecc. sia tolti dalla tradizione, sia di sua personale invenzione (completando il lavoro con una serie di 194 note a piè di pagina); molti inoltre i vincoli matematici, ludolinguistici ecc. seguìti (per es.: durante ciascuna delle dieci tappe principali si incontra, tra le varie cose, un diverso «enigma» formato da uno o più anagrammi del nome del corrispondente amico paradigmatico).

Protagonista del poema è lo stesso «P.» (per «Poeta» o «Palasciano»), che sogna d'essere rapito alla Terra da tre mostri allegorici; così ha inizio il suo viaggio onirico tra stelle, pianeti, asteroidi ecc. per far visita ai dieci amici paradigmatici, ciascuno domiciliato su un diverso corpo celeste (contando tra i pianeti anche Plutone, che solo nel 2006 sarebbe stato declassato ad asteroide).

La tavola stilizzata delle posizioni dei corpi celesti, nonché della Torre
dei Savi e del Palazzo delle Muse, visitati dal personaggio di Marco
Palasciano nella Hypnerotomachia Palasciani. Cliccare per ingrandire.

Come spiega (intanto ci si ricordi che il termine pianeta, in astrologia, s'usa anche per il Sole e per la Luna) una nota del poema, alla quale qui aggiungiamo gli a capo e i pallini d'elenco,
Ciascuno dei mondi immaginati dal P. è frutto della sovrapposizione di tre elementi:

● elemento realistico (la forma del pianeta reale e la sua posizione nello spazio la notte tra il 22 e il 23 settembre 2001);

● elemento mitico-simbolico (la tipologia spirituale che il P., seguendo in tutto o in parte o per nulla – a seconda delle esigenze poetiche – la tradizione astrologica, associa al dio della mitologia classica da cui il pianeta prese il nome, e a tutto ciò che teoricamente subisca l’influsso di tale dio);

● elemento fantastico (lo scenario naturalistico, urbanistico e sociale immaginato dal P. per quel pianeta).

I colori, in particolare, non sono mai scelti a caso, bensí in base alle loro corrispondenze con i diversi gradi della Ruota [palascianiana], il che implica la collocazione dei pianeti nel suo schema [...]; talché, tolti il Sole e la Luna, che il P. colloca al centro della Ruota, [...] i restanti otto pianeti si collocano ai punti opposti di quattro assi di complementarità [...]:

● Plutone|Urano (bisogni materiali|istanze spirituali),
● Marte|Venere (distruttività|creatività),
● Saturno|Giove (morte e compassione|benessere e individualismo),
● Mercurio|Nettuno (intelligenza e freschezza|follia e decadenza).
Lo schema dei dieci mondi principali del poema (con a essi associati
anche i colori, le stagioni e i tipi zodiacali). Cliccare per ingrandire.

(Quanto a Mercurio e all'età di 15-20 anni: negli esseri umani è giusto allora che l'intelligenza raggiunge il proprio massimo livello e vi si stabilizza, per poi avviarsi al declino intorno ai 65-70. E 15-20 anni è anche il tempo necessario ad apprendere del mondo quanto basti, psicologia attesta, a sostenere con persone da poco conosciute un discorso senz'inciampi.)

Cliccare qui per il sommario della Hypnerotomachia Palasciani.

poesia

Sul percorso poetico di Marco Palasciano, ci limitiamo per ora a citare un suo commento postato in «Nazione Indiana» il 15 maggio 2009:
Chiarisco l’evoluzione del canzoniere dai 17 anni ai 40 (tralasciando i puerilia, datanti dal 1976):

1986. Imitazione cieca dei classici, in ispecie di Foscolo e Leopardi, con linguaggio follemente anacronistico.

1987-1994. Svecchiamento.

1995. Impennata espressionistica con poemetti grotteschi e meravigliosi costruiti secondo un metodo «dialettico» e «sintetico» (L'insectarium dei burattini).

1996-2002. Prosecuzione dello sperimentalismo più o meno ludico (fino a Storia di un umanesimo negato ovvero Un sonetto ed i suoi anagrammi).

2003-2007. “Regressione” lirico-sentimentale, fino alle spudoratamente neoclassiche sestine (inoltre almeno dal 2005 non riesco, pare, a scrivere in altro che in endecasillabi e settenari [...]).

2008. Recupero della vena grottesca, ma in sovrapposizione al neoclassicismo [...], vertice l’Ipersonetto de' mesi, miscuglio di diaristica mitizzata e di ludolinguistica acrobatica.
Vedi anche:

Incipit per una commedia (2001)
Hypnerotomachia Palasciani (2002)

Istituto Palascianiano per gli Studi Euristici

L'Istituto Palascianiano per gli Studi Euristici è stato un ente di fatto, finalizzato alla ricerca pura, con sede in Capua, dove ha svolto le sue attività dal 18 ottobre 2010 al 18 luglio 2011, per essere infine riaccorpato all'Accademia Palasciania, da una cui “costola” aveva avuto origine.

Riportiamo parte del post inauguràle del blog dell'Istituto (21 ottobre 2010):
Dopo quasi dodici anni di Accademia Palasciania nasce finalmente il tanto vagheggiato [...] Istituto Palascianiano per gli Studi Euristici, che debutterà a Capua, sul palcoscenico di Palazzo Fazio, in occasione d'uno spettacolare seminario sull'antroposfera in otto lezioni, La Grande Ruota delle Umane Cose (De Magna Rota Rerum Humanarum), che si terrà a partire dal 29 ottobre 2010: cioè circa a mezza strada tra il 150° anniversario del celebre discorso di Ferdinando Palasciano all'Accademia Pontaniana sulla sacralità della vita umana (28 aprile 1861) e il 10° anniversario della scomparsa (24 aprile 2000) di Giuliano Preparata, insigne fautore del dialogo tra il mondo scientifico e quello umanistico. [...] E proprio per consentire un dialogo tra l'anima scientifica e quella umanistica dell'Euristica Accademia Palasciania, si è deciso di scindere un tale zigote in due distinti blastomeri: da un lato l'Accademia Palasciania; dall'altro l'Istituto Palascianiano per gli Studi Euristici, appunto.
L'atto fondativo dell'Istituto risale alla sera del 18 ottobre 2010; in parallelo si decretava che, da allora in poi, le attività «in campo scientifico» finora affidate all’Accademia Palasciania fossero affidate all’Istituto, e all’Accademia (dal cui nome si disassociava definitivamente l'aggettivo «euristico») restassero affidate le sole attività «in campo umanistico».

Poco dopo veniva aperto il blog dell'Istituto: studi.splinder.com.

Il 27 maggio 2011, un decreto di ridenominazione dell'Accademia Palasciania meglio evidenziava
l'alterità e complementarietà dell'Accademia Palasciania rispetto all'Istituto Palascianiano per gli Studi Euristici, le finalità del quale relativamente al mondo sono interpretative mentre quelle dell'Accademia Palasciania sono trasformative.
(Cfr. Karl Marx, Tesi su Feuerbach, XI: «I filosofi hanno finora soltanto interpretato il mondo in diversi modi; ora si tratta di trasformarlo».)

Tale decreto veniva emesso, in realtà, allo scopo preciso di porre fine alla prima disputa tra Accademia Palasciania e Istituto Palascianiano per gli Studi Euristici (vedi qui).

Poco dopo, però, vi fu una seconda disputa (vedi qui).

A conclusione d'essa, l'IPSE – a nove mesi esatti dalla sua fondazione – veniva riaccorpato all'Accademia Palasciania, «disciogliendosi in essa come un iceberg in un mare tropicale» (dirà l'ultimo post del blog dell'IPSE), per delibera dell'assemblea congiunta straordinaria dei due enti tenutasi intorno alle ore 22.00 del 18 luglio 2011 a Caserta, presso la sala conferenze di Villa Maria Cristina, presenti i soli Marco Palasciano (in qualità di presidente d'ambedue gli enti) e Roberto Alvino (in qualità di testimone imparziale). Assemblea in realtà non necessaria, dati i poteri assoluti che per tacito consenso universale Palasciano detiene fin dal 1999 su Palasciania e derivati; tuttavia utile a spingerlo a prendere una decisione definitiva in merito alla quæstio, già abbastanza vexata; spinta fornita, per la precisione, dalla vis teatrale che lo invasò al momento del suo discorso.

Nel corso della stessa assemblea improvvisata (difatti Palasciano e Alvino si trovavano alla suddetta Villa per tutt'altro: un'altrui presentazione letteraria con buffet) si deliberava, inoltre, che da quel momento l'Accademia Palasciania avesse due Vicepresidenti anziché uno, e che oltre al Segretario avesse un Tesoriere senza tesoro. Quindi la carica di secondo Vicepresidente dell'Accademia fu assegnata alla ex Vicepresidente dell'IPSE, e la carica di Tesoriere senza tesoro fu assegnata all'ex Segretario dell'IPSE.

Palasciano dichiarava infine che per completare il riaccorpamento dell'Istituto nell'Accademia (che ora tornava a chiamarsi semplicemente «Accademia Palasciania», soppresso l'inutile sintagma «di Lettere, Arti e Attivismo Etico») sarebbe stato opportuno compiere una sorta di damnatio memoriæ, cancellando ogni traccia informatica e cartacea della passata esistenza dell'IPSE. Quanto alla memoria umana, in generale essa è testimone assai più confusionaria e inattendibile di quanto comunemente si creda (Palasciano citò a esempio il caso dei superstiti del Titanic: metà di essi ricordava che la nave fosse affondata in un sol pezzo, l'altra metà ricordava che fosse affondata dopo essersi spezzata in due); perciò, niente di più facile che coloro che nell'autunno 2010 avevano assistito alle conferenze organizzate in tandem dall'Istituto Palascianiano per gli Studi Euristici e dall'Accademia Palasciania finissero, col passar degli anni, per confondere i due nomi e serbar memoria d'un unico ente organizzatore: naturalmente l'Accademia Palasciania, essendo l'unico dei due enti che avrebbe continuato a esistere e, dunque, a far sonare il proprio nome nelle orecchie del popolo.

L'istanza di damnatio memoriæ tuttavia stonava, limitatamente al tema della distruzione dei documenti, con la semimaniacale tendenza palascianesca alla conservazione d'ogni dato utile alla Palascianopedia e a future opere analoghe; perciò il suddetto piano distruttivo non ebbe immediata realizzazione. Qualche settimana più tardi, tuttavia, l'Accademia prese a correggere i vecchi post, dell'uno e dell'altro blog, in cui compariva il nome dell'Istituto, riempiendoli di barrature e correzioni in diverso carattere, così che fosse chiaro il prima e il dopo: compromesso perfetto tra damnatio e conservatio.

Dal blog dell'Accademia Palasciania: post precedentemente intitolato
«De Magna Rota»: l'IPSE spicca il volo
. Cliccare per ingrandire.

La parabola dell'Istituto Palascianiano per gli Studi Euristici è servita, in definitiva, a ribadire il principio della non divisibilità di sapere umanistico e sapere scientifico: il sapere è uno, così come una ha da essere l'Accademia Palasciania.

Tuttavia dopo la seconda disputa, a distanza di anni, potrebbe essercene una terza. Difatti l'8 ottobre 2012, a sfregio della sua promessa di «progressivo spostamento dalla sfera dell'euristica verso la sfera della sistematica», l'Accademia Palasciania ha osato avviare un corso di filosofia intitolato Euristicon, e il 24 febbraio 2013 un altro sottotitolato Nuovo laboratorio euristico di filosofia, arti varie, gioco e umana armonia; talché i nostalgici del defunto Istituto Palascianiano per gli Studi Euristici potrebbero sentirsi giustificati a riesumarne le ossa e a usarle per lapidare l'Accademia, pretendendo l'abbattimento di essa e la sua sostituzione con lo stesso IPSE ricomposto e fatto resuscitare. Una tale rivolta, stranamente, non è ancora scoppiata; né si sa in quale modo stavolta, se scoppiasse, l'Accademia potrebbe salvarsi.

28 maggio 2011

Ferdinando Palasciano

Nome, fra l'altro,

(1) del padre (Capua 5 dicembre 1929 - 13 gennaio 1995) – erudito, segretario scolastico, campione di tirassegno e sperimentatore elettronico – di Marco Palasciano;
(2) del bisnonno;
(3) del celebre pro-pro-prozio medico (Capua 13 giugno 1815 - Napoli 28 novembre 1891);
(4) di un fratello muto del padre del pro-pro-prozio suddetto.

Di séguito si tratta del solo n. 3.


Se si sfoglia l’Enciclopedia universale Rizzoli-Larousse, IV. Chianti-cultur, alla voce “Croce Rossa internazionale” si leggerà: «L'origine dell’istituzione si fa risalire a Ferdinando Palasciano».

Riportiamo parte d'un articolo di Rosa Viscardi (Palasciano, dottor avanguardia, «La Repubblica Napoli», 12 giugno 2005):
Insigne chirurgo, assertore del principio della «neutralità del combattente ferito» e – in virtù di ciò – considerato l’ispiratore del primo mandato della Croce Rossa, Palasciano è deputato al Parlamento nella decima, undicesima e dodicesima legislatura, senatore del Regno, consigliere e assessore al Comune di Napoli (veste in cui si adopera affinché si deliberi sulla sua proposta d’istituire una Casa di Maternità in quello che diventerà l’Ospedale dell’Annunziata). Migliaia gli interventi chirurgici eseguiti (tra i quali uno, difficilissimo, salva la vita ad Adelina D’Arienzo, moglie del pittore Edoardo Dalbono, come testimonia il quadro votivo da questi realizzato per la chiesa della Madonna di Piedigrotta a Mergellina [*]), spesso con una tecnica personale altamente innovativa: tanti i medici, italiani e stranieri, che frequentano la sua sala operatoria per apprenderla.
(* Vedi Francesco Dell'Erba, Un ex-voto di Dalbono alla Madonna di Piedigrotta, in Napoli. Un quarto di secolo, ed. Tirrena, Napoli, s.d. [ca. 1930].)
A ventidue anni è già laureato in Belle Lettere e Filosofia e in Veterinaria. Ma vive l’epoca delle grandi tappe della scienza e, entusiasta dei continui progressi, nel 1840 consegue la terza laurea, in Medicina e Chirurgia, all’ateneo di Messina. Entrato col grado di alfiere medico nell’esercito borbonico, matura un’esperienza impareggiabile sulle patologie traumatiche e da armi da fuoco.

Durante la battaglia di Messina, nel 1848, volendo lottare contro le inique leggi della guerra, sceglie di soccorrere i nemici e i civili. Ammonito dal generale Filangieri, gli risponde che la vita dei feriti è sacra e che la sua missione di medico è «troppo più sacra» del suo dovere di soldato. Processato e condannato a morte per insubordinazione, scampa la fucilazione grazie alla stima personale di Ferdinando II di Borbone, il quale – alludendo alla sua bassa statura – lo assolve con un bonario «Che male po’ ffà, è accussì piccerillo!». La pena gli viene così commutata in un anno di carcere da scontare a Reggio Calabria; dove, anche se prigioniero, è incaricato di soccorrere i feriti dell’esercito partenopeo trasportati in nave dalla Sicilia.

Caduti i Borbone, il 28 aprile 1861, in una storica seduta dell’Accademia Pontaniana di Napoli, espone il principio della neutralità dei feriti di guerra, inquadrandolo nei doveri internazionali degli Stati.
«Bisognerebbe che tutte le potenze belligeranti, nella dichiarazione di guerra, riconoscessero reciprocamente il principio di neutralità dei combattenti feriti per tutto il tempo della loro cura, e che adottassero rispettivamente quello dell’aumento illimitato del personale sanitario durante tutto il tempo della guerra».
Gli svizzeri raccolgono l’idea e la portano avanti fino alla [prima] Convenzione di Ginevra, approvata il 22 agosto 1864. Il governo italiano dell’epoca, che è di destra, non si cura di rivendicarne la paternità per conto del Palasciano, deputato di sinistra.
In ogni caso non serbò rancore, anzi contribuí con nuove idee al miglioramento della Croce Rossa; la quale istituzione, cosí, nel 1868 estendeva la sua protezione ai feriti delle battaglie navali; e lo stesso giorno, il 12 agosto, la stampa svizzera riconosceva finalmente a Ferdinando Palasciano il suo primato, anche riguardo a tutto il precedente; ed auspicava che la Croce Rossa, infine, potesse «ispirarsi di più in più alle idee di Palasciano, e farle passare nell’ordine dei fatti ormai acquisiti della nostra civiltà».
Il Nobel per la Pace del 1901, il primo nella storia, viene assegnato allo svizzero Dunant e al francese Passy. Palasciano è morto dieci anni prima, il 28 novembre 1891.
La sua tomba è a Napoli, nel Quadrato degli uomini illustri del cimitero di Poggioreale; sopra di essa (per volontà della contessa Olga de Wavilow, vedova del dottore) il 30 giugno 1895 fu inaugurato un monumento in marmo dei Pirenei, opera degli scultori Onofrio Buccini e Tommaso Solari, che lo raffigura seduto su una poltrona mentre legge un libro.

Tomba monumentale di Ferdinando Palasciano. Quadrato
degli uomini illustri, cimitero di Poggioreale, Napoli.

Altri episodi della vita del dottor Palasciano:

● nel settembre del 1862 fu l’unico, tra i tanti medici italiani e stranieri chiamati al capezzale di Garibaldi, a sostenere, a ragione, che la pallottola buscata sull’Aspromonte era ancora nella gamba del generale;

● nel febbraio del 1866 diede le dimissioni, clamorosamente, da direttore della Clinica Chirurgica dell’Università di Napoli, per protestare contro l’inadeguatezza igienica delle strutture;

● a coronamento del suo palazzo di Capodimonte, fece erigere la Torre Palasciania, ultimata nel 1868.

Alla narrazione dei giorni intorno alla nascita di Ferdinando Palasciano sono dedicate le Prove tecniche di romanzo storico di Marco Palasciano pubblicate da Lavieri nel 2006, preludio a più corposa opera che sarà dedicata alla vita del dottore.

Intanto nel 2015 l'Accademia Palasciania e l'Associazione “Ferdinando Palasciano” hanno pubblicato una monografia, pur opera di Marco Palasciano, intitolata Un souvenir di Capua nel bicentenario della nascita di Ferdinando Palasciano, scaricabile gratis dal web (qui).

Curiosità ad uso degli astrologi: Marco Palasciano e Ferdinando Palasciano sono entrambi del segno dei Gemelli e in entrambi i rispettivi cieli natali è presente un'opposizione Sole-Nettuno.

genealogia dei Palasciano

Riportiamo una nota da Prove tecniche di romanzo storico di Marco Palasciano:
Pietro [...] nacque [a Monopoli] il 13 agosto 1778 (Michele Pirrelli in un’app. a Ferdinando Palasciano, di Camillo De Luca e Giuseppe Palasciano, ed. Schena, Fasano, 1992) [...]. Il suo nome completo era Pietro Fedele Giuseppe Antonio Palasciano.

Oltre [...] Ferdinando Antonio [il futuro dottore; vedi Ferdinando Palasciano], Pietro generò Maria, Diego, Achille e altri due o tre figli ancora, tra cui forse – come accennava all’Autore la sua nonna paterna – un Pasquale, padre o nonno di un ulteriore Ferdinando, che generò un Vincenzo, che generò l’ultimo Ferdinando, che generò l’Autore.

A Capua, Pietro fu segretario comunale. A Monopoli aveva sette fratelli e una sorella, quattro maggiori e quattro minori: Francesco Giuseppe, Giuseppe Antonio, Giovanni il soldato, Tommaso il teologo, Ferdinando il muto, Giacinto il negoziante, Settimio il reduce della campagna di Russia, Ottavia che andò in moglie allo scrivano Palmisani. Tutti e nove erano figli di Paola Maria Palmisano e del mercante Giacomo Palasciano (1745-1811).

Indietreggiando ulteriormente, ecco Bartolomeo Palasciano, nato nel 1624; e suo padre Giovanni, nato nel 1602. Quest’ultimo ovvero primo Palasciano si firmava anche Palesciano, Palascino ecc.; era soldato di guarnigione e si dichiarava [...] spagnolo. [...] Filadelfo Mugnos, nel suo Teatro genologico delle famiglie de’ Regni di Sicilia Ultra e Citra, accenna a certi Palajino venuti dalla Catalogna intorno al 1300; ma altre fonti citano una casata Palacián, originaria della Navarra.

sintropia

[sintroˈpia]

Concetto introdotto dal matematico italiano Luigi Fantappié (1901-1956). Mentre

● i fenomeni entropici (cioè quelli descritti dalla fisica e dalla chimica, obbedienti al principio di causalità e tendenti al degrado dal complesso al semplice) corrispondono alle onde divergenti da una sorgente posta nel passato,

● i fenomeni sintropici corrisponderebbero alle onde convergenti verso una sorgente posta nel futuro (ed ecco, a esempio, l'evoluzione biologica, nella quale si tende a forme sempre più complesse, in ossequio al principio di finalità).

Luigi Fantappié. Foto da www.fantappie.it.

etica universale ed eterna

Ipotetico sistema di valori che sarebbe l'unico veramente giusto da prendere a riferimento, a prescindere dal punto del continuum spaziotemporale in cui ci si trovi. Presuppone, tra l'altro,

● la natura profondamente unitaria dell'essere, al di là delle apparenze materiali;
● la presenza in esso d'una sorta di sintropia;
● l'irrilevanza delle contigenze storiche.

A questa grande visione si oppone piccolamente il relativismo.

palascianeo

[palaˈʃaneo] [palaʃaˈneo]

Aggettivo sinonimo di palascianio, ma finora inusato.

Riportiamo una nota a piè di pagina da un post del blog dell'Accademia Palasciania (23 settembre 2009):
La desinenza in -ea avrà utilità quando si avrà da indicare un determinato tipo di strofa, che sia stata inventata e adoprata da Marco Palasciano; così come da Archìloco è venuta la strofa archilochèa, dal Palasciano verrà la strofa palascianèa.
Inoltre nel suddetto post si legge:
Può accadere che qualche neoaccademico chieda ragione a qualche veterano, o al Presidente stesso, del desìnere in -ia di Palasciània [...]; alcuno opinò più corretta la desinenza in -ea: Accademia Palasciànea o Palascianèa, perciò, in luogo di Accademia Palasciània. Noi rispondiamo sempre che così come al nome del dio del cielo, Urano, è associato l'aggettivo urànio, con gran naturalezza a Palasciano dev'essere associato palasciànio [...].
Presentano sfumature diverse gli aggettivi palascianiano e palascianesco.

palascianesco

Aggettivo riferito a Marco Palasciano, soprattutto in merito al suo stile letterario e, in generale, agli aspetti artistici e ludici (per analogia si pensi a dantesco, michelangiolesco, grottesco, carnascialesco).

Presentano sfumature diverse gli aggettivi palascianiano, palascianio, palascianeo.

palascianiano

Aggettivo riferito a Marco Palasciano e/o al dottor Ferdinando Palasciano.

Può anche riferirsi all'Accademia Palasciania, pressoché esclusivamente nella locuzione «accademico palascianiano» (sinonimo di «Socio Ornamentale dell'Accademia Palasciania») e sue declinazioni.

Sostantivato, maiuscolato e articolato – «il Palascianiano» – valse a dire «l'Istituto Palascianiano per gli Studi Euristici», finché l'IPSE non fu chiuso; e varrà a dire un futuro eventuale altro «Istituto Palascianiano», qual si sia.

Presentano sfumature diverse gli aggettivi palascianesco, palascianio, palascianeo.

Palasciania

[palaˈʃanja]

Nome che può valere:

(1) come abbreviazione di «Accademia Palasciania»;

(2) come termine stante a indicare il “mondo” etico-estetico di Marco Palasciano e del dottor Ferdinando Palasciano o, più strettamente, del solo Marco Palasciano;

(3) come nome d'una nazione immaginaria, situata in un altro tempo (più plausibilmente il futuro) e/o in un altro luogo, se non addirittura come nome d'un intero pianeta (eventualmente la Terra stessa) o confederazione di pianeti; in ogni caso un ambiente utopico-paradisiaco, caratterizzato dal trionfo del palascianesimo.

Relativamente alla seconda accezione è da intendersi il titolo del reading-concerto del 10 dicembre 2006 Palasciania 1976-2006: il trentennale poetico di Marco Palasciano.

Relativamente alla terza accezione, si può notare che per gioco il 14 aprile 2011 Marco Palasciano inserisse tra le proprie «Immagini del profilo» di Facebook una ripresa satellitare – tramite Google Earth – della zona di Capua in cui è situata la sede centrale dell'Accademia Palasciania, tracciandovi una linea confinaria e accompagnando tale foto con l'ironica didascalia che segue:
Il fantastico reame di Palasciania, la città-stato culla della civiltà futura. A nord (dove confina con il centro storico di Capua, città italiana nel cui territorio è enclave) si trovano il suo ingresso trionfale – Porta Napoli – e i giardini pubblici di via Ferdinando Palasciano. Sulla linea di confine di sud-ovest si incontra la stazione ferroviaria, per la quale vanno e vengono gli ambasciatori dei più lontani reami a recare omaggio al re-filosofo Marco I, figlio di Apollo e cugino delle Muse, e riceverne per i propri sovrani la benedizione necessaria al rinnovarsi della primavera, alla tenuta a bada della siccità e delle tempeste, alla guarigione dai morbi, alla resipiscenza degli empi e all'acquietamento delle belve. Al centro è il sacro bosco degli eucalipti, non lontano dal quale si staglia l'alta torre dai bei giardini pensili in cima alla quale ha sede l'Accademia Palasciania, tempio d'ogni virtù, il cui àbato è l'umile dimora del maestro e monarca la cui alata parola è lume al mondo.
La suddescritta immagine. © 2011 GeoEye. © 2011 Tele Atlas.

palascianio

[palaˈʃanjo]

Aggettivo che nella sua accezione più semplice vale come sinonimo di palascianiano e di palascianesco, ma con una sfumatura più «solenne», come si legge primariamente in un post (23 settembre 2009) del blog dell'Accademia Palasciania.

«Palasciania» posposto ad «Accademia» è sempre aggettivo, ma esiste anche il sostantivo Palasciania.

Torre Palasciania

Principale monumento a gloria della stirpe palasciania (il secondo in ordine d'appariscenza è la statua di Ferdinando Palasciano al cimitero di Poggioreale), la Torre Palasciania – più nota come «Torre Palasciano» o «Torre del Palasciano» – è una torre neogotica (molto simile a quella di Palazzo Vecchio a Firenze) che sormonta il palazzo che fu del dottor Palasciano e di sua moglie, la contessa Olga, comunemente noto come «Palazzo Torre Palasciano» – meglio però «Palazzo Palasciano» – e sito a Napoli in via Moiariello. Il palazzo, in muratura di tufo, risale al 1850 ca. – i lavori dell'architetto Antonio Cipolla furono ultimati nel 1868 – e costituisce l'ampliamento di strutture preesistenti; ha pianta pressoché rettangolare e s'innalza per due piani, più la Torre, visibile anche da molto lontano là sulla collina di Capodimonte.

Palazzo Palasciano.

Un articolo di Rosa Viscardi (Palasciano, dottor avanguardia, «La Repubblica Napoli», 12 giugno 2005) riporta che la Torre fu fatta aggiungere dal dottore
affinché sua moglie, la contessa russa Olga de Wavilow, potesse mitigare l’ansia osservando con un binocolo il calesse con cui lui rincasava per i tornanti di Capodimonte, infestati dai banditi.
«La Torre Palasciania», sospirava Marco Palasciano nel 2009, «sarebbe la sede centrale ideale dell'Accademia Palasciania». L'immagine del monumento fu a quel tempo inserita nel logo dell'Accademia, a mo' di conforto e cibo a un tale sogno.

La Torre Palasciania, con colori di fantasia,
nel logo dell'Accademia Palasciania.

Un recente aneddoto: per il 14 febbraio 2010, festa di san Valentino, il circolo di Legambiente Neapolis 2000 organizzò l'evento Innamorarsi di Napoli, consistente in una passeggiata da via Foria a Capodimonte «passando per l'antica casa di Ferdinando Palasciano, dove gli abitanti del posto ancora ricordano il grande amore che legava Olga de Wavilow, una nobile di origine russa, con il medico chirurgo precursore della Croce Rossa» (da neapolis-duemila.blogspot.com; vedi anche il relativo commento degli accademici palascianiani).

Ed ecco infine un breve video documentario su Palazzo Palasciano, a cura del Comune di Napoli:

Accademia Palasciania

Dell'Accademia Palasciania (dove «Palasciania» [palaˈʃanja] è aggettivo: vedi palascianio) riportiamo la descrizione quale si legge nel gruppo di facebook (descrizione evolutasi da quella contenuta in un post del blog accademico del 13 ottobre 2009):
Enciclopedia universale
Rizzoli-Larousse, vol. IV.
L’Accademia Palasciania, fondata nel 1999, è un ente di fatto – aborrente ogni scopo di lucro – con sede in Capua, città natale del filosofo eclettico e artista multidisciplinare Marco Palasciano e del suo pro-pro-prozio Ferdinando (del quale, se non sapete, qui saprete: drive.google.com/file/d/0B99VfLgnNZ3LeElqV2dOd2RPQnM/view
). A nome di questa che è «l'accademia meno accademica del mondo» si producono originali eventi artistici, sociali e culturali a costo zero edificati sugli edificanti ideali del defunto dottore e del vivace pronipote. Fiore all'occhiello ne sono i festival-laboratori di scienza, filosofia, poesia, arti varie, gioco e umana armonia: vedine i resoconti in http://palasciania.blogspot.it.
Sulla fondazione dell'Accademia, un post del 12 febbraio 2009 ricorda:
Il 9 febbraio 1999 l'Accademia Palasciania veniva fondata sulla carta (poi carta straccia); il 12 febbraio [...] avevano inizio vero e proprio le sue attività. Ne veniva cioè diffuso in Capua il primo volantino, annunciante una raccolta firme; e lo stesso giorno, Marco Palasciano portava a conoscenza del pubblico [...] il caso dello scempio TAV dei reperti archeologici capuani [...].
Tale scempio rappresentò l'occasione per formalizzare lo status (se non lo statuto, tuttora inesistente) dell'Accademia Palasciania, fino ad allora solo un vago sogno.

Il primo mutamento ufficiale di denominazione risale a un volantino del 6 ottobre 2005 – riportante gli ultimi appuntamenti di L'Inferno in facoltà. Terza lectura Dantis dell'Accademia Palasciania – l'immagine del quale riportiamo qui sotto. Fino a quel momento, l'Accademia si era sempre chiamata ufficialmente «Associazione culturale Palasciania».

Tuttavia la dicitura «Accademia Palasciania» già era comparsa almeno nella Hypnerotomachia Palasciani, composta da Marco Palasciano tra il 18 febbraio e il 3 aprile 2002 «nel pensatoio dell'Euristica Accademia Palasciania».

Volantino diffuso presso l'Università di Napoli Federico II il 6 ottobre 2005.

Il 1° gennaio 2009 si è aperto il blog ufficiale dell'Accademia Palasciania.

La denominazione provvisoria «Accademia Palasciania di Lettere, Arti e Attivismo Etico» fu sancita da un decreto di ridenominazione pubblicato sul blog dell'Accademia il 27 maggio 2011:
Il giorno 9/2/1999, in Capua (CE), Marco Palasciano [...] e altri firmarono l’atto fondativo di un ente di fatto, senza scopo di lucro, denominato «Associazione culturale Palasciania». Tale ente [...] il 6/10/2005 mutò nome in «Accademia Palasciania», talvolta allungato in «Euristica Accademia Palasciania». Il 18/10/2010 fu decretato che alla denominazione [...] non fosse mai piú anteposto l’aggettivo maiuscolato «Euristica».
Si decretava infine:
d’ora in poi la denominazione ufficiale [...] sia «Accademia Palasciania di Lettere, Arti e Attivismo Etico» (sempre abbreviabile in «Accademia Palasciania»).
Meno di due mesi dopo, le parole «di Lettere, Arti e Attivismo Etico» sono state cancellate dal nome dell'Accademia, con delibera dell'assemblea congiunta straordinaria di Accademia Palasciania e IPSE del 18 luglio 2011.

22 maggio 2011

Palascianeum

Il Palascianèum, sito in Capua all'ultimo piano d'una torre le cui finestre affacciano a occidente sull'isola di Ischia e a oriente sul monte Tifata, è l'abitazione di Marco Palasciano ed è la sede centrale dell'Accademia Palasciania.

Torre del Palascianeum.