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23 agosto 2013

Limbo, Purgatorio e rinascita spirituale

«Topolino» n. 1076.
La data in cui si è tenuta Dies rationis, penultima lezione del laboratorio Arca Arcanorum, per caso è la stessa che un radicato amor di simmetria e un semplice calcolo aritmetico da esso ispirato indicavano come il giorno della fine, da celebrare con un rito purificatore, di un vasto periodo della vita di Marco Palasciano, simbolicamente determinato, durato circa trentasette anni e composto di due parti consecutive di uguale estensione, che chiameremo Limbo e Purgatorio.

Il Limbo si considera iniziato il 7 luglio 1976, giorno d'uscita nelle edicole di Capua del numero 1076 del settimanale per ragazzi «Topolino». Palasciano aveva allora otto anni.

Trascorsi poco più di diciotto anni e mezzo, cioè 6764 giorni, il passaggio dal Limbo al Purgatorio è segnato dalla morte del padre di Marco, Ferdinando Palasciano, presso l'Ospedale di Caserta (sito in via Ferdinando Palasciano) la sera del 13 gennaio 1995.

L'Ospedale di Caserta.

Gustave Doré, ill. del 1867
per il Purgatorio, c. XXXIII:
Dante si abbevera all'Eunoè.

Trascorsi altri 6764 giorni, la fine del Purgatorio coincide con il momento in cui, all'inizio della lezione Dies rationis (ispirata al tarocco dell'Angelo e perciò dedicata ai bilanci esistenziali), il Prescelto che un giorno prima aveva simbolicamente purificato Palasciano con un battesimo filosofico nell'acqua del mare (l'amico n. 1 dell'Amicarium di gennaio-luglio 2013) gli porge da bere un bicchiere d'acqua di fonte, simboleggiante l'acqua dell'Eunoè, presa da una bottiglietta fornita loro la mattina dello stesso giorno, per il viaggio di ritorno a Capua, dall'amica che li aveva ospitati (appositamente per consentire il compiersi del rito) nella di lei casa di Acciaroli, comune il cui territorio un tempo rientrava fra i dominii della città-stato di Elea, estesi fra punta Licosa e capo Palinuro.


Questo avveniva domenica 21 luglio 2013. Tornando a sabato 20 luglio, al cui tramonto si sarebbe tenuto il rito marino, intorno all'alba il Prescelto aveva pronunciato due parole nel sonno:

Cinque, cinque.

Dettaglio da Guido Reni,
Battesimo di Cristo, 1623.
Assunte tali parole come una sorta di messaggio oracolare, reso ancor più suggestivo dal fatto che nella simbologia associata alla filosofia palascianiana il cinque è il numero associato all'amore universale, Palasciano modificò il programma del rito stabilendo che l'acqua del mare fosse versata cinque volte. Stabilì inoltre di associare il gesto battesimale alle cinque vocali dell'alfabeto italiano e queste ad altrettante parole chiave, focalizzate sull'idea di una coincidentia oppositorum dell'Uno con l'Olos (la parola «Olos» sarà poi, nel 2022, sostituita da «Omnia») e dell'Istante con l'Eternità, per mezzo dell'Amore inteso come quintessentia alchemica del reale. Qui di séguito riportiamo parte della formula rituale infine scritta da Palasciano (su un foglio A5 giallo oro) e letta, in mezzo al mare, dal Prescelto:
Il Prescelto e Palasciano entrano in acqua.
[...] con le mie mani raccolgo quest'acqua che bagna il territorio che fu di Elea, patria di Parmenide, e su di te cinque volte versandola ti purifico da ogni colpa passata, se mai colpa vi è stata, e in questo stesso gesto ti battezzo nel nome della Verità Splendente [...].

Il rito si tenne al tramonto perché per il calendario ebraico, che in tal senso tornava utile (dato che la mattina dopo si sarebbe dovuti ripartire presto), in quel momento ci si sarebbe trovati al principio del 21 luglio. Palasciano e il Prescelto aspettarono che il sole fosse quasi a livello dell'orizzonte equoreo, quindi entrarono in acqua. Proprio in quell'istante, per caso, la disturbante musica commerciale sparata ad alto volume dal bar del lido si interruppe e tacque. Il rito poté dunque compiersi al solo suono delle onde e della voce del Prescelto, che iniziò la lettura della formula non appena ai suoi occhi l'immagine del sole ebbe toccato l'immagine del mare.

Il rito marino. Acciaroli, tramonto del 20 luglio 2013.

Nella notte fra sabato e domenica il Prescelto parlò nuovamente nel sonno. Anche stavolta, e sempre per caso, al momento giusto chi giaceva nel letto accanto al suo, Palasciano, era sveglio e poté udire nitidamente e trascrivere il “messaggio” (in rispetto del quale, fra l'altro, da allora non avrebbe più ucciso né formiche né lepismæ, e infine neanche le zanzare). Le parole, pronunciate in tono di monito severo ma gentile, furono queste tre:

Marco, sii amore.

I tarocchi prima di essere liberati.
La domenica, come si è detto, si tenne la penultima puntata di Arca Arcanorum (l'ultima a cui il Prescelto potesse essere presente prima di lasciare Capua per sempre, altra “fatale” coincidenza) e il Prescelto porse a Palasciano quel bicchiere d'acqua di fonte, lì nel Palascianeum, a complemento del rito marino di circa ventiquattr'ore prima. Pochi minuti dopo lo assisté nell'atto di liberare i tarocchi palascianiani, emblema del laboratorio Arca Arcanorum, dalla cornice che da alcuni anni li teneva imprigionati «come insetti preistorici nell'ambra, o semi nel ghiaccio». E andò infine egli stesso a riporli nella stanza del diario, sullo sgabello descrittogli, dove lo aspettava un dono: un kit di cacciaviti e altri attrezzi in miniatura appartenuto al padre di Marco.

Smontaggio della cornice che imprigionava i tarocchi. Capua, 21 luglio 2013.

Cielo dell'alba del 22 luglio 2013.
Simbolicamente conclusa in questi termini la parabola di Limbo e Purgatorio, il 22 luglio 2013 è stato il primo giorno ufficiale della vita nova di Marco Palasciano (nel cui diario sulla pagina fra l'ultima del 21 e la prima del 22 luglio si trova appunto la rubrica «Incipit vita nova», mutuata da Dante). Casualmente si tratta di una data che un astrologo o un induista avrebbe potuto additare come perfetta per una rinascita spirituale: al mattino Marte (il nome Marco deriva da Marte) si trovò in perfetta congiunzione con Giove (il cui nome deriva dalla radice indoeuropea *dyeu- che vale splendere, ond'ecco evocata la «Verità Splendente») a circa 5°55' del segno del Cancro ovvero nella costellazione dei Gemelli; il Sole entrò alle 5.55 del pomeriggio nel proprio domicilio, il segno del Leone; verso il tramonto la Luna si trovò in perfetta plenitudine, infine, ed era il plenilunio del Guru Purnima. Del tutto casuale anche il fatto che il gesto di versare l'acqua richiami la figura dell'Aquario e possa dunque simboleggiare l'inizio di una nuova età del mondo, l'età dell'Aquario.

Va pur detto che, cinque giorni dopo, il Prescelto traslocò, lasciando Capua in treno, e che tale treno, in lieve ritardo, partì esattamente alle cinque e cinque pomeridiane.

Infine, a chiudere perfettamente il cerchio delle casualità, il giorno di nascita del padre di Marco è il 5 dicembre (e lasciamo stare che Marco, il cui nome avrete già notato esser di 5 lettere, e il cognome di 5+5, è nato il mese dell'anno).