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29 maggio 2011

Paradigmo ovvero Hypnerotomachia Palasciani

Il Paradigmo ovvero Hypnerotomachia Palasciani [ˌypnerɔtoˈmakja palaˈʃani] dove si fotografa un istante tra due ere è un «poema euristico» in terzine dantesche articolato in 33 canti e «1/3», per un totale di «4545 virgola 45 periodico» endecasillabi (l'ultimo verso è un quinario; e 5/11 dà appunto zero virgola 45 periodico), composto da Marco Palasciano tra il 18 febbraio e il 3 aprile 2002 per farne dono ai primi dieci classificati dell'Amicarium 2001, nel poema detti «amici paradigmatici» (vale a dire amici esemplari).

Technopægniæ del frontespizio della Hypnerotomachia Palasciani, 2002.

Il titolo principale, Paradigmo (invaligiante in sé l'idea di amici paradigmatici e quella di Paradiso, intendendo la cantica dantesca, anch'essa trattante di viaggi interplanetari), è successivamente caduto in disuso, l'autore preferendo riferirsi all'opera usando il solo titolo secondario (che fa palese riferimento alla Hypnerotomachia Poliphili).

Technopægniæ del frontespizio della
Hypnerotomachia Poliphili, 1499.

L'uso del grecismo hypnerotomachia («combattimento d'amore in sogno»), anziché d'altri possibili termini (a esempio il lovecraftiano dream-quest), è giustificato dalla prima strofa d'un sonetto contenuto nell'antitesto Epistole, sonetti, recensioni e altre introduzioni:
Meravigliosi amici, Amor mi sbatte
su voi qual mosca a un vetro di finestra;
per lui in questo poema si combatte;
egli nel sogno il poeta e voi ammaestra.
La dicitura dove si fotografa un istante tra due ere, che completa il titolo originario, allude al fatto che nella notte tra il 22 e il 23 settembre 2001 – in cui si situa l'immaginario dream-quest del poeta – si sono verificati i seguenti eventi:

● Pochi giorni prima, il crollo delle Torri Gemelle segnava, in qualche modo, la fine di un’èra. Il poema ha inizio giusto con la rievocazione di quella caduta, tanto per cronoambientarsi.

● Poche ore prima dell'equinozio, a Marco Palasciano veniva l'idea della Ruota palascianiana.

● Il termine «fotografare» allude alla sonda Deep Space 1, che intorno a mezzanotte e mezza sorvolò e fotografò il nucleo della cometa Borrelly.

● Scoccava l'equinozio, nel quale si realizza il perfetto equilibrio tra durata del giorno e durata della notte e il sole sorge esattamente a oriente congiungendo in un unico punto i cerchi dell’equatore, del coluro e dell’eclittica, il che secondo Dante conferirebbe la massima purezza ed efficacia all'influsso del sole sugli esseri terrestri (Paradiso I 37-42: «Surge ai mortali per diverse foci / la lucerna del mondo; ma da quella / che quattro cerchi giugne con tre croci, / con miglior corso e con migliore stella / esce congiunta, e la mondana cera / più a suo modo tempera e suggella»).

● Poche ore dopo l'equinozio, Marco Palasciano compiva esattamente un terzo di secolo di vita (in anni solari), cioè 33 anni e 1/3, età che «secondo le recentissime conclusioni della Fondazione MacArthur di Chicago [...] segnerebbe l’estremo limite dell’adolescenza», come riporta una nota del poema. Il poeta aveva già dedicato a tale traguardo, prima di raggiungerlo, la poesia Incipit per una commedia. (Per la precisione, la Fondazione MacArthur aveva identificato tale limite nei 34 anni circa.)

La Hypnerotomachia Palasciani non è destinata alla pubblicazione nel canone definitivo delle opere palascianesche. L'unica parte d'essa cui l'autore non abbia recisamente abiurato, finora, e che si sia trovata inserita – sia pure con tagli – nel repertorio di qualche reading palascianesco, è la sequenza ambientata tra gli anelli di Saturno: VIII 65-fine; IX 1-38 e 47-62 (per leggerla cliccare qui).

Sebbene l'opera in sé sia quasi tutta da buttare (per lo stile anacronistico che vi predomina, oltreché per il carattere contingente), l'atto di comporla ha costituito per l'autore uno degli esercizi più importanti nell'àmbito della sua formazione artistica e intellettuale. Questo non tanto per la grossa sfornata d'endecasillabi, quanto per aver egli avuto da combinare in un sistema organico – per giunta procedendo euristicamente anziché secondo una fabula prestabilita – un vasto, eclettico e sugoso insieme di dati scientifici, filosofici, mitografici ecc. sia tolti dalla tradizione, sia di sua personale invenzione (completando il lavoro con una serie di 194 note a piè di pagina); molti inoltre i vincoli matematici, ludolinguistici ecc. seguìti (per es.: durante ciascuna delle dieci tappe principali si incontra, tra le varie cose, un diverso «enigma» formato da uno o più anagrammi del nome del corrispondente amico paradigmatico).

Protagonista del poema è lo stesso «P.» (per «Poeta» o «Palasciano»), che sogna d'essere rapito alla Terra da tre mostri allegorici; così ha inizio il suo viaggio onirico tra stelle, pianeti, asteroidi ecc. per far visita ai dieci amici paradigmatici, ciascuno domiciliato su un diverso corpo celeste (contando tra i pianeti anche Plutone, che solo nel 2006 sarebbe stato declassato ad asteroide).

La tavola stilizzata delle posizioni dei corpi celesti, nonché della Torre
dei Savi e del Palazzo delle Muse, visitati dal personaggio di Marco
Palasciano nella Hypnerotomachia Palasciani. Cliccare per ingrandire.

Come spiega (intanto ci si ricordi che il termine pianeta, in astrologia, s'usa anche per il Sole e per la Luna) una nota del poema, alla quale qui aggiungiamo gli a capo e i pallini d'elenco,
Ciascuno dei mondi immaginati dal P. è frutto della sovrapposizione di tre elementi:

● elemento realistico (la forma del pianeta reale e la sua posizione nello spazio la notte tra il 22 e il 23 settembre 2001);

● elemento mitico-simbolico (la tipologia spirituale che il P., seguendo in tutto o in parte o per nulla – a seconda delle esigenze poetiche – la tradizione astrologica, associa al dio della mitologia classica da cui il pianeta prese il nome, e a tutto ciò che teoricamente subisca l’influsso di tale dio);

● elemento fantastico (lo scenario naturalistico, urbanistico e sociale immaginato dal P. per quel pianeta).

I colori, in particolare, non sono mai scelti a caso, bensí in base alle loro corrispondenze con i diversi gradi della Ruota [palascianiana], il che implica la collocazione dei pianeti nel suo schema [...]; talché, tolti il Sole e la Luna, che il P. colloca al centro della Ruota, [...] i restanti otto pianeti si collocano ai punti opposti di quattro assi di complementarità [...]:

● Plutone|Urano (bisogni materiali|istanze spirituali),
● Marte|Venere (distruttività|creatività),
● Saturno|Giove (morte e compassione|benessere e individualismo),
● Mercurio|Nettuno (intelligenza e freschezza|follia e decadenza).
Lo schema dei dieci mondi principali del poema (con a essi associati
anche i colori, le stagioni e i tipi zodiacali). Cliccare per ingrandire.

(Quanto a Mercurio e all'età di 15-20 anni: negli esseri umani è giusto allora che l'intelligenza raggiunge il proprio massimo livello e vi si stabilizza, per poi avviarsi al declino intorno ai 65-70. E 15-20 anni è anche il tempo necessario ad apprendere del mondo quanto basti, psicologia attesta, a sostenere con persone da poco conosciute un discorso senz'inciampi.)

Cliccare qui per il sommario della Hypnerotomachia Palasciani.