(1) del padre (Capua 5 dicembre 1929 - 13 gennaio 1995) – erudito, segretario scolastico, campione di tirassegno e sperimentatore elettronico – di Marco Palasciano;
(2) del bisnonno;
(3) del celebre pro-pro-prozio medico (Capua 13 giugno 1815 - Napoli 28 novembre 1891);
(4) di un fratello muto del padre del pro-pro-prozio suddetto.
Di séguito si tratta del solo n. 3.
Riportiamo parte d'un articolo di Rosa Viscardi (Palasciano, dottor avanguardia, «La Repubblica Napoli», 12 giugno 2005):
Insigne chirurgo, assertore del principio della «neutralità del combattente ferito» e – in virtù di ciò – considerato l’ispiratore del primo mandato della Croce Rossa, Palasciano è deputato al Parlamento nella decima, undicesima e dodicesima legislatura, senatore del Regno, consigliere e assessore al Comune di Napoli (veste in cui si adopera affinché si deliberi sulla sua proposta d’istituire una Casa di Maternità in quello che diventerà l’Ospedale dell’Annunziata). Migliaia gli interventi chirurgici eseguiti (tra i quali uno, difficilissimo, salva la vita ad Adelina D’Arienzo, moglie del pittore Edoardo Dalbono, come testimonia il quadro votivo da questi realizzato per la chiesa della Madonna di Piedigrotta a Mergellina [*]), spesso con una tecnica personale altamente innovativa: tanti i medici, italiani e stranieri, che frequentano la sua sala operatoria per apprenderla.(* Vedi Francesco Dell'Erba, Un ex-voto di Dalbono alla Madonna di Piedigrotta, in Napoli. Un quarto di secolo, ed. Tirrena, Napoli, s.d. [ca. 1930].)
A ventidue anni è già laureato in Belle Lettere e Filosofia e in Veterinaria. Ma vive l’epoca delle grandi tappe della scienza e, entusiasta dei continui progressi, nel 1840 consegue la terza laurea, in Medicina e Chirurgia, all’ateneo di Messina. Entrato col grado di alfiere medico nell’esercito borbonico, matura un’esperienza impareggiabile sulle patologie traumatiche e da armi da fuoco.«Bisognerebbe che tutte le potenze belligeranti, nella dichiarazione di guerra, riconoscessero reciprocamente il principio di neutralità dei combattenti feriti per tutto il tempo della loro cura, e che adottassero rispettivamente quello dell’aumento illimitato del personale sanitario durante tutto il tempo della guerra».
Durante la battaglia di Messina, nel 1848, volendo lottare contro le inique leggi della guerra, sceglie di soccorrere i nemici e i civili. Ammonito dal generale Filangieri, gli risponde che la vita dei feriti è sacra e che la sua missione di medico è «troppo più sacra» del suo dovere di soldato. Processato e condannato a morte per insubordinazione, scampa la fucilazione grazie alla stima personale di Ferdinando II di Borbone, il quale – alludendo alla sua bassa statura – lo assolve con un bonario «Che male po’ ffà, è accussì piccerillo!». La pena gli viene così commutata in un anno di carcere da scontare a Reggio Calabria; dove, anche se prigioniero, è incaricato di soccorrere i feriti dell’esercito partenopeo trasportati in nave dalla Sicilia.
Caduti i Borbone, il 28 aprile 1861, in una storica seduta dell’Accademia Pontaniana di Napoli, espone il principio della neutralità dei feriti di guerra, inquadrandolo nei doveri internazionali degli Stati.
Gli svizzeri raccolgono l’idea e la portano avanti fino alla [prima] Convenzione di Ginevra, approvata il 22 agosto 1864. Il governo italiano dell’epoca, che è di destra, non si cura di rivendicarne la paternità per conto del Palasciano, deputato di sinistra.In ogni caso non serbò rancore, anzi contribuí con nuove idee al miglioramento della Croce Rossa; la quale istituzione, cosí, nel 1868 estendeva la sua protezione ai feriti delle battaglie navali; e lo stesso giorno, il 12 agosto, la stampa svizzera riconosceva finalmente a Ferdinando Palasciano il suo primato, anche riguardo a tutto il precedente; ed auspicava che la Croce Rossa, infine, potesse «ispirarsi di più in più alle idee di Palasciano, e farle passare nell’ordine dei fatti ormai acquisiti della nostra civiltà».
Il Nobel per la Pace del 1901, il primo nella storia, viene assegnato allo svizzero Dunant e al francese Passy. Palasciano è morto dieci anni prima, il 28 novembre 1891.La sua tomba è a Napoli, nel Quadrato degli uomini illustri del cimitero di Poggioreale; sopra di essa (per volontà della contessa Olga de Wavilow, vedova del dottore) il 30 giugno 1895 fu inaugurato un monumento in marmo dei Pirenei, opera degli scultori Onofrio Buccini e Tommaso Solari, che lo raffigura seduto su una poltrona mentre legge un libro.
Tomba monumentale di Ferdinando Palasciano. Quadrato degli uomini illustri, cimitero di Poggioreale, Napoli. |
Altri episodi della vita del dottor Palasciano:
● nel settembre del 1862 fu l’unico, tra i tanti medici italiani e stranieri chiamati al capezzale di Garibaldi, a sostenere, a ragione, che la pallottola buscata sull’Aspromonte era ancora nella gamba del generale;
● nel febbraio del 1866 diede le dimissioni, clamorosamente, da direttore della Clinica Chirurgica dell’Università di Napoli, per protestare contro l’inadeguatezza igienica delle strutture;
● a coronamento del suo palazzo di Capodimonte, fece erigere la Torre Palasciania, ultimata nel 1868.
Alla narrazione dei giorni intorno alla nascita di Ferdinando Palasciano sono dedicate le Prove tecniche di romanzo storico di Marco Palasciano pubblicate da Lavieri nel 2006, preludio a più corposa opera che sarà dedicata alla vita del dottore.
Intanto nel 2015 l'Accademia Palasciania e l'Associazione “Ferdinando Palasciano” hanno pubblicato una monografia, pur opera di Marco Palasciano, intitolata Un souvenir di Capua nel bicentenario della nascita di Ferdinando Palasciano, scaricabile gratis dal web (qui).
Curiosità ad uso degli astrologi: Marco Palasciano e Ferdinando Palasciano sono entrambi del segno dei Gemelli e in entrambi i rispettivi cieli natali è presente un'opposizione Sole-Nettuno.