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29 maggio 2011

poesia

Sul percorso poetico di Marco Palasciano, ci limitiamo per ora a citare un suo commento postato in «Nazione Indiana» il 15 maggio 2009:
Chiarisco l’evoluzione del canzoniere dai 17 anni ai 40 (tralasciando i puerilia, datanti dal 1976):

1986. Imitazione cieca dei classici, in ispecie di Foscolo e Leopardi, con linguaggio follemente anacronistico.

1987-1994. Svecchiamento.

1995. Impennata espressionistica con poemetti grotteschi e meravigliosi costruiti secondo un metodo «dialettico» e «sintetico» (L'insectarium dei burattini).

1996-2002. Prosecuzione dello sperimentalismo più o meno ludico (fino a Storia di un umanesimo negato ovvero Un sonetto ed i suoi anagrammi).

2003-2007. “Regressione” lirico-sentimentale, fino alle spudoratamente neoclassiche sestine (inoltre almeno dal 2005 non riesco, pare, a scrivere in altro che in endecasillabi e settenari [...]).

2008. Recupero della vena grottesca, ma in sovrapposizione al neoclassicismo [...], vertice l’Ipersonetto de' mesi, miscuglio di diaristica mitizzata e di ludolinguistica acrobatica.
Vedi anche:

Incipit per una commedia (2001)
Hypnerotomachia Palasciani (2002)