La parola Palascianopedia va letta con l'accento sull'ultima i [palaˌʃanopeˈdia]. – Le voci già create sono in continuo aggiornamento: se qualcuna apparisse lacunosa, provate a tornare a consultarla dopo qualche tempo (o consultate, qui, direttamente Marco Palasciano). – I passi in grassetto rimandano alle voci più utili a integrare quella in lettura. Se una voce cui si rimanda non è presente in elenco, né alcun link dà accesso a essa (nel caso di una sotto-voce), è ancora da creare.

21 dicembre 2011

pittura

Marco Palasciano ha praticato la pittura soprattutto negli anni adolescenziali, dopodiché l'ha semiabbandonata per dedicarsi principalmente alla letteratura e alla musica, quanto ad arti, riservandosi di tornare a dipingere nella vecchiaia. Non ha intanto approcciato mai con metodo lo studio delle tecniche pittoriche.

Su tela ha realizzato solo sette dipinti a tempera, tra il 1984 e il 1996, e uno ad acrilico nel 2012.

Dettaglio di Due teste davanti all'emergere di uno stesso evento,
tempera su tela, 1985 o 1986.

Giungla: alba delle galline nel teatro dove avviene il processo
al pesce morto rimbalzato da una stella
, tempera su tela, 1990.

I mostri dell'Id si ribellano all'artista e alla convenzionalità della sua
opera
, tempera su tela, 1990, andata distrutta nel 2014 per un incendio.

Don Chisciotte, tempera su tela, 1992.

Altri ne aveva realizzati nei primi anni '80 su diversi materiali, principalmente su retro di carta da parati.

Galline che si sciolgono, tempera su retro di carta da parati, 1982?

Su parete imbiancata, a secco, Palasciano ha realizzato altri due dipinti, uno dei quali si trova tuttora nella sua camera da letto, sebbene un po' scrostato, mentre l'altro, che si trovava nella sala da tè di un circolo culturale napoletano, andò perduto per la riverniciatura dei locali.

Sezioni sferiche, tempera su parete a secco, 1983?

Paesaggio cardiaco, tempera su parete a secco, 1992. Opera andata perduta.

Dal 1996 al 2012 Palasciano non si è più dedicato all'arte della pittura. Del 2010 è un suo primo acrilico su tela, misto a collage, che però non può considerarsi opera d'arte, poiché consiste in un semplice diagramma della Ruota assiologica palascianiana realizzato a uso delle lezioni di filosofia tenute da Palasciano a partire da quell'anno. Del 2012, invece, è l'Omino che guarda le stelle, copia su tela di un disegno dello stesso Palasciano.

Omino che guarda le stelle, acrilico e pennarello su tela, 2012.

Nel 2012 Palasciano ha frequentato un corso di pittura presso Spazio Corrosivo, a Marcianise, poi sospeso.

Una natura morta, acrilico su carta, primo esercizio
di Palasciano al corso di Spazio Corrosivo, 2012.

22 settembre 2011

Hypnerotomachia Palasciani, canti VIII-IX, frammento sugli anelli di Saturno

Saturno. La sua colorazione, nel poema e qui, è simbolica; in realtà le sue tinte sono gialle.

La sequenza ambientata tra gli anelli di Saturno è l'unica parte della Hypnerotomachia Palasciani cui l'autore non abbia abiurato. Consiste dei versi conclusivi del canto VIII, dal 65 in poi, più la parte iniziale del canto IX fino al verso 38 e (saltando i versi 39-46) dal verso 47 al 62. Argomento (dal sommario): «Levitazione del P. in conseguenza della carica di energia spirituale ricevuta recitando [su Urano]. Immersione negli anelli di Saturno. [...] Il P. è tolto al fiume dei morti da un angelo. Il vero aspetto della dea Morte. Visione di un’amica morta nel 1998. Il P. mette piede sul suolo di Saturno».

Qui di séguito riportiamo il testo (la cui colonna sonora ideale è il brano dei Dead Can Dance – ai quali chiaramente allude VIII 84 – Sanvean. I am your shadow, per contralto e orchestra d'archi).


CANTO VIII
[…]
A nuoto andai per l’aria di zaffiro,
che digradando in nero indi sentii

farsi piú fresca; e, poi che in alto miro,
scorgo il pianeta i cui lucenti anelli,
piú che i gioviani e uranii, fanno giro

amplissimo; e vinile paion quelli,
dove suon si registri. Tante piste,
tanti violetti; tali i suoi pastelli.

Piú avanti udii la musica piú triste
e dolce che creò moderno o antico,
come il ricordo di chi non piú esiste;

e sale il gelo, e ignoro quale amico
dimori in queste plaghe dove Inverno
mai cede a Primavera, ab antico,

e avvolge tutto in un sopore eterno.
Il gel mi stringe sí, che in un tremèns
delirium, quasi, tutto mi sconcerno;

qui non distingue piú, la diaccia mens,
res extensa da cògitans; qui apprendo,
e nol credéa, che a volte i dead can dance:

che anche danzar si può, piú non vivendo.
Lungo gli anelli che il gigante bruno
cígnono, come cigni van scorrendo,

bianchi; che sono i morti. Va ciascuno
in lenta danza, come in acqua foglia
che su sé stessa ruota, e mai nessuno

apre gli occhi, che piú di luce voglia
non hanno. «Dolce Amor, dai miei sospiri
– quasi cristallo ormai – fa’ che si scioglia

una lacrima e brilli e spanda un’iri
i cui colori io veda ultima cosa,
pria che per pièta piú che gelo io spiri

e me congiunga alla danza pietosa»:
parole che gemmarono a fatica
dalla gelata cassa, e già la rosa

del respiro era un fiato di formica.
Come dormienti persi in dolce sogno,
nel coma, cui le braccia muove amica

mano di chi sia pronto al lor bisogno
cosí che l’atrofia non li divora,
cosí quell’aura dei color del prugno

li smuove e fa danzar, lenta, e sonora
di quel canto senza ètimo che sale
dal cuore (e a ripensarlo ancor m’accora)

di Saturno. In quell’aura ormai glaciale
mi tuffai, senza opporle resistenza;
fui fra i morti, in assenza d’alcun male,

d’alcun male, fra i morti, in dolce assenza
d’ogni pensier, d’ogni fïato, perso
in quel fiume d’amor che in cerchio, senza

fine, scorre da sempre in un sol verso,
sopra Saturno che raccoglie i morti,
intorno a sé, di tutto l’universo,

in modo che quel canto li conforti.

CANTO IX
Venne un angelo. Io credéi fosse Amore
in persona, mosso a pietà di me;
me che pietà avéa mosso, e che tuttore

mi movéa, di quell’anime, a unir me
al loro andar come ninfèe su fiume.
L’angel mi prese, e dolce via con sé

mi portò, e si facéa strada d’un lume
ch’era diamante, e lacrima era stato.
Mal muoia chi dei morti fa pattume,

chi in fosse interra lor, strato su strato,
scarcando da autocarri i tristi pesi
che già la prigionia ebbe sfrondato.

No, eran sí dolci, tra i cieli sospesi,
coi lor sembianti ripuliti e belli,
che non mi pesan l’ore, i giorni, i mesi,

oggi che vivo, e so che un dí fra quelli
sarò, che ne ha tal cura il dolce Amore,
che ne ravvía meravigliosi anelli.

Vivono i morti in eterno sopore;
la Morte li accudisce, e lava i volti
con le lacrime di chi resta fuore;

Morte, vergine dai capelli sciolti,
bianchi nel vento che trascorre lento,
pastorella di quegli sciami folti.

Già l’angelo (non so se uno dei cento
servi d’Amore, o Amor stesso, sol servo
dell’Alto Lume che non fia mai spento)

fuor mi traeva; e qui mi volto e osservo
l’ultima volta l’äura violetta
di quegli anelli; e come a ignaro cervo

Orione preparò la sua saetta
ma lo Scorpione a lui la preparava,
a me si volse un’anima soletta:

io lei osservavo, e me lei osservava,
se osservare si può con gli occhi chiusi;
io non parlavo, ed essa non parlava.

Poi si volse, ëd io in me mi racchiusi,
stretto all’angelo; lei morta, io vivo.
[…]

[…]
Sul suolo di Saturno fui posato.
Se volò prima lento, or sparí tosto,

il bell’angelo che m’aveva amato
per il tempo dovuto a trarmi fuori
del vortice in cui m’ero abbandonato.

Inverno dispiegava i suoi tesori:
neve lucente; e violetti rami,
come vene d’inchiostro che lavori

sulle pagine a far d’esse diorami
che s’apran come il cuore di chi legge,
se ha amor d’amico o è d’altro amor che t’ami.

Inverno chiuse tutto in süa légge
bianca come la morte. Inverno piange
cristalli che la fredda aura sorregge

finché lor tórma giú in terra si frange,
e tutto copre come suole Oblio.
[…]

31 agosto 2011

evoluzione della Ruota assiologica palascianiana

La prima idea, rozzamente storicistica, della Ruota assiologica palascianiana è documentata da Palasciano nel suo diario del 22 settembre 2001 (vedi qui la sotto-voce prima idea della Ruota assiologica palascianiana).

Qualche mese dopo, come attesta la Hypnerotomachia Palasciani, la Ruota verrà intesa come il «bel sistema / che unisce in sé ogni Via» che conduca alla maturazione spirituale; ciascuno degli otto campi esperienziali dell'umano serberebbe, in tal senso, potenzialità positive, inclusi quelli relativi a categorie di eventi in apparenza puramente negativi; idea che qualche anno più tardi sarà infine abiurata da Palasciano, ma che nel frattempo ritroviamo espressa – mutatis mutandis – nei cinque concerti pianistici da lui tenuti nel 2005 in occasione della seconda edizione della rassegna Toccata e fuga, intitolata I dieci mondi dell'umano spirito, dove si ripropone lo schema visto nel poema del 2002: Sole e Luna al centro, e gli altri otto mondi intorno a comporre quattro dicotomie, a mo' di rosa dei venti.
(Precisiamo che Palasciano non crede nell'astrologia; e che «Mercurio», «Urano», «Venere» ecc. valsero nella sua filosofia unicamente come comodi e poetici simboli dei corrispondenti campi dell'umano spirito e relative pratiche.)

(Inoltre, almeno dai concerti del 2005 in avanti non vi sarà più alcuna corrispondenza univoca tra la ruota cromatica e la Ruota palascianiana; i colori usati nel 2010 per una sua illustrazione in acrilico su tela, più sotto riportata, saranno puro arbitrio ornamentale.)
Abbiamo quindi, a questo punto, semplificando: Plutone «mondo dell'animalità», Marte «mondo della violenza», Saturno «mondo del dolore», Mercurio «mondo della logica», Urano «mondo del progresso», Venere «mondo dell'amore», Giove «mondo del piacere», Nettuno «mondo dell'irrazionale».

Dettaglio dal programma di sala del 4° concerto di I dieci
mondi dell'umano spirito
, con in alto a destra la  Ruota.

Anche in questo caso la base di partenza per organizzare il lavoro dell'artista sono i pianeti moralizzati della tradizione astrologica, cui la Ruota viene forzata a sovrapporsi per amor di ludus. E anche in questo caso a Sole e Luna sono assegnati ruoli estranei alla Ruota vera e propria, ricorrendo alla simbologia Yin/Yang: il Sole viene a riunire in sé le caratteristiche dei quattro «mondi Yang» (Marte, Giove, Mercurio, Urano), e la Luna quelle dei «mondi Yin» (Venere, Saturno, Nettuno, Plutone). Ovvero: Sole «mondo dell'azione», Luna «mondo della contemplazione».

Retro del programma di sala del 5° concerto di I dieci mondi dell'umano spirito.

Negli anni successivi Palasciano continua a meditare sulla Ruota; e finalmente, nel 2010, in occasione del ciclo di otto lezioni-spettacolo La Grande Ruota delle Umane Cose (De Magna Rota Rerum Humanarum) essa giunge a stabilizzarsi nella versione a sedici campi, ciascuno dei quali corrisponde a una tipologia di pratiche umane, stavolta senza più relativismi: sette tipologie appartengono al Bene, sette appartengono al Male, e ciascuna delle restanti due è divisa tra il Bene e il Male. All'asse Bene/Male è trasversale l'asse Razionale/Irrazionale. Nel 2011 si sono definiti gli accorpamenti descritti al principio di questa voce enciclopedica. Alcuni campi hanno mutato nome, tra allora e il 2022: Eros è diventato Eros e affettività, Gioco è diventato Ludus, Mercato e politica è diventato Mercato e bassa politica.

Abbastanza trasparente è la derivazione dello schema attuale dallo schema del 2002-2005:
● Da Mercurio è derivato il mondo di Scienza e tecnica;
● da Nettuno il suo opposto, il mondo di Religione e magia.

● Da Urano è derivato il mondo del Significato;
● da Plutone il suo opposto, il mondo della Bestialità.

● Da Venere è derivato il mondo dell'Umana armonia;
● da Marte il suo opposto, il mondo della Violenza innaturale.

● Da Giove è derivato il mondo di Arte e gioco;
● da Saturno il suo opposto, il mondo dell'Alienazione.
Saturno è reinterpretato come mondo non più del dolore, quanto piuttosto del grigiore. La sparizione del dolore come campo a sé è dovuta allo slittamento della Ruota palascianiana dal ruolo di catalogo delle esperienze a quello di catalogo delle pratiche umane, e relative volontà moventi (chi è dolente non agisce il dolore: lo patisce soltanto).

Per lo stesso motivo sono esterni alla Ruota tanto il mondo del sonno (o della vita vegetativa) quanto il mondo della pura demenza, vuoti ambedue di qualsivoglia velle.

un altro modo possibile di accorpare i settori della Ruota assiologica

Un altro modo possibile di accorpare i settori della Ruota assiologica potrebbe essere il seguente, che dimostra però minore umiltà scientifica nei confronti della Magia (a meno di sostituire «Conoscenza» e «Ignoranza» con altri termini) e risulta perciò tutt'altro che indiscutibile, nella stessa misura in cui discutibile è la validità del pensiero magico:
Scienza e tecnica + Significato = Conoscenza
Umana armonia + Gioco e poesia = Umana salute
Religione e magia + Bestialità = Ignoranza
Violenza innaturale + Alienazione  = Perversione
Da cui:
Conoscenza + Umana salute = Misura (cui, affinché coincida interamente col Bene, sarebbe da levare la Tecnica dannosa e da aggiungere la Magia bianca)

Ignoranza + Perversione = Errore (cui, affinché coincida interamente col Male, sarebbe da aggiungere la Tecnica dannosa e da levare la Magia bianca)
Oppure:
Umana salute + Ignoranza = Naturale (cui, perché sia tutto Irrazionale, sarebbe da aggiungere il Crimine passionale e da levare l'Ordine)

Perversione + Conoscenza = Innaturale (cui, perché sia tutto Razionale, sarebbe da aggiungere l'Ordine e da levare il Crimine passionale)
Infine, la questione più spinosa: così come l'asse Bene-Male è perpendicolare all'asse Razionale-Irrazionale, e l'asse Misura-Errore sarebbe perpendicolare all'asse Naturale-Innaturale, l'asse Umanistica-Meccanica dovrebbe considerarsi perpendicolare a un sesto asse? Forse; ma al momento non appare chiaro come potrebbero accorparsi Calcolo e Fondamenti della civiltà, essendo i rispettivi estremi (Eros e affettività e Burocrazia) molto poco compatibili fra loro; né accorparsi Fantasia e Barbarie, non avendo maggior compatibilità Arte e Repressione. Perciò, per il momento, gli assi considerabili resterebbero cinque.

29 agosto 2011

Ruota assiologica palascianiana

La Ruota assiologica palascianiana è uno schema circolare atto a sintetizzare nella sola propria immagine, facilmente rammemorabile per sequenzialità e simmetria, l'intero mondo degli interessi umani, cioè la gamma completa delle pratiche umane e delle relative formæ mentis.

Per la storia dell'evoluzione della Ruota assiologica palascianiana, vedi la voce specifica.

Per le lezioni tenute da Palasciano sulla sua Ruota nel 2010, vedi La Grande Ruota delle Umane Cose (De Magna Rota Rerum Humanarum).

Ruota assiologica palascianiana, versione 2022.

La Ruota, nella sua versione attuale, è divisa in semicerchio superiore (Bene) e inferiore (Male), e in semicerchio destro (Razionale) e sinistro (Irrazionale). Nei punti d'incontro di Bene e Male, equamente divise tra i due avversi semicerchi si trovano la Magia a sinistra (acme dell'Irrazionale) e la Tecnica a destra (acme del Razionale); parimenti, nei punti d'incontro di Razionale e Irrazionale si trovano Ordine e filantropia al sommo (acme del Bene) e il Crimine all'imo (acme del Male).

La Magia è divisa in Magia bianca (Bene) e Magia nera (Male); la Tecnica è divisa in Tecnica giovevole (Bene) e Tecnica dannosa (Male); Ordine e filantropia sono naturalmente divisibili in Ordine (Razionale) e Filantropia (Irrazionale); il Crimine è divisibile in Crimine meditato (Razionale) e Crimine passionale (Irrazionale).

Nel quadrante superiore destro, tra Ordine e filantropia e Tecnica si succedono Cultura e comunicazione, Filosofia, Scienza; nel quadrante inferiore destro, tra Tecnica e Crimine si succedono Mercato e bassa politica, Burocrazia, Repressione; nel quadrante inferiore sinistro, tra Crimine e Magia si succedono Selva, Trogolo, Religione; nel quadrante superiore destro, tra Magia e Ordine e filantropia si succedono Ludus, Arte, Eros e affettività.

(Tutti questi termini sono semplificazioni.)

Una rappresentazione quadrata della Ruota assiologica
(versione non aggiornata, con Gioco al posto di Ludus).

Ciascuno dei settori della Ruota può venire contaminato dalla follia; più in basso un settore si trova, più è facile che sia contaminato. Per esempio Eros e affettività possono degenerare in attaccamento morboso, il Ludus in gioco d'azzardo patologico, la Cultura e comunicazione in Internet addiction disorder e simili, la Scienza in sperimentazioni folli à la Mengele; e più si scende, più si tratta di settori già di per sé sostanzialmente folli, fino al Crimine, dove in pratica non resta neanche un briciolo di salute psichica mentre, all'opposto, Ordine e filantropia sono quasi immuni da insanità.

(Non è da confondere la follia con l'Irrazionale. Per Irrazionale s'intende ciò che ha per movente l'istinto, la passione, nei casi più nobili la poesia, et similia; per follia s'intende l'andar dell'uomo contro sé stesso, come mosso da un demone che brami la distruzione sua, d'ogni nobiltà e bellezza, e infine dell'universo.)

La Ruota, lungo l'asse Bene-Male, si può intendere divisa in cinque livelli, qui ordinati dal più alto al più basso:
1. Le tre pratiche unenti e armonizzanti, senza le quali non si può umanamente vivere: allo zenith Ordine e filantropia (trionfo del Bene), al subzenith Eros e affettività e Cultura e comunicazione.

2. Le quattro pratiche allevianti, movimentanti ed elevanti, che migliorano il vivere: piú in alto (piú creative) Arte e Filosofia, piú in basso (piú meccaniche) Ludus e Scienza.

3. Le due pratiche strumentali: Magia (trionfo dell’Irrazionale) e Tecnica (trionfo del Razionale).

4. Le quattro pratiche zavorranti, frenanti e degradanti, che peggiorano il vivere: piú in alto (piú creative) Religione e Mercato e bassa politica, piú in basso (piú meccaniche) Trogolo e Burocrazia.

5. Le tre pratiche disunenti e caotizzanti, che distruggono l’umana vita: al supranadir Selva e Repressione, al nadir Crimine (trionfo del Male).
I sedici settori possono anche accorparsi l'un l'altro a due a due, a dividere la Ruota in soli otto settori (come già in sue versioni precedenti):
Filosofia + Cultura e comunicazione = Significato
Ordine e filantropia + Eros e affettività = Umana armonia
Arte + Ludus = Gioco e poesia
Magia + Religione = Religione e magia
Trogolo + Selva = Bestialità
Crimine + Repressione = Violenza innaturale
Burocrazia + Mercato e bassa politica = Alienazione
Tecnica + Scienza = Scienza e tecnica
Tali otto settori, a loro volta, potrebbero accorparsi a formarne quattro, per esempio così:
Significato + Umana armonia = Fondamenti della civiltà
Gioco e poesia + Religione e magia = Fantasia
Bestialità + Violenza innaturale = Barbarie
Alienazione + Scienza e tecnica = Calcolo
Tali quattro settori, a loro volta, potrebbero accorparsi a formarne due, per esempio così:
Fondamenti della civiltà + Fantasia = Umanistica
Barbarie + Calcolo = Meccanica
L'Umanistica sarebbe quasi tutta nel Bene, a parte la Religione e la metà nera della Magia; la Meccanica quasi tutta nel Male, a parte la Scienza e la metà giovevole della Tecnica.

La Ruota assiologica arricchita con l'asse
Umanistica-Meccanica, vecchia versione.

Vedi qui un altro modo possibile di accorpare i settori della Ruota assiologica.

27 agosto 2011

concerto

Marco Palasciano, allorché gli sia gratuitamente concesso l'uso di un pianoforte a coda e della sala in cui alloggi lo strumento, ama tenere pubblici concerti d'improvvisazione pianistica.

Le improvvisazioni palascianesche, come recita la didascalia a una foto caricata in Facebook l'11 aprile 2010, sono «in stile neoclassico e sperimentale, tra molta johannsebastianbachérie e pochissimo jazz, passando per le due scuole di Vienna, con un cuore di lisztosismo». (Se non sapete cosa fossero le due scuole di Vienna, vedete qui per la prima e qui per la seconda.)

Palasciano ha tenuto dal 2003 al 2009 diciotto di tali concerti, tutti interni alla rassegna biennale Toccata e fuga:
I
La leggenda del pianista sul Volturno (2003)

II-VI
I dieci mondi dell'umano spirito (2005)

VII-X
Stupor mundi (2007)

XI-XVIII
Il laboratorio musicale di Marco Palasciano (2009)
Il titolo del primo concerto sottolineava allegramente come Palasciano, al pari del protagonista del film La leggenda del pianista sull'oceano, sia totalmente autodidatta e abbia approcciato lo studio del pianoforte senza alcun metodo, con risultati particolarmente ammirevoli.

Tra i concerti non da solista, memorabile Nel salotto futurista dialogando con l'artista (2003).

Tra i reading-concerto, memorabili Palasciania 1976-2006: il trentennale poetico di Marco Palasciano (2006) e Palasciano dal Parnaso al piano (2007).

Palasciano al pianoforte. OFCA, Caserta, 10 aprile 2010. Foto di Soukizy.

11 agosto 2011

Assistente

L'Assistente di Marco Palasciano è una figura istituzionale dell'Accademia Palasciania, a carattere volontario e gratuito, tra le cui varie funzioni si collocano principalmente quelle di accompagnatore, autista, corriere, bibliotecario, addetto al carico e scarico di materiali pesanti, aiutante nei preparativi di eventi accademici e cavia da esperimenti di didattica filosofica.

Il suo ruolo è usualmente ricoperto da un soggetto virile in età tardoadolescenziale, di sana e robusta costituzione, abbastanza sano di mente, di intelligenza superiore alla media, di vivace curiosità scientifica, privo di pregiudizi, onesto, impavido, paziente, residente a non molta distanza dalla sede dell'Accademia e preferibilmente patentato.

Incipit del Don Chisciotte di
Cervantes, prima ed. (1605).
Mentre è improprio il parallelo col duo di Batman e Robin, non essendo il Maestro Palasciano abbastanza dinamic da compararsi al Cavaliere Oscuro (benché nello scriptorium palascianesco il cassone delle tapparelle sia ricetto di pipistrelli), si può dire, fatti i dovuti distinguo psicofisiologici, che l'Assistente stia a Marco Palasciano come nel Frankenstein di Whale il gobbo Fritz sta al dottor Frankenstein, ma ancor più come nel Don Chisciotte di Cervantes Sancho Panza sta all'ingegnoso hidalgo: pertanto non è escluso che, un domani, al termine «Assistente» possa sostituirsi o alternarsi il termine «Scudiero».

Diverse sono state le figure di Assistente de facto, seppure non de nomine, succedutesi negli anni. Il nomen «Assistente» si è attestato, in particolare, durante il tirocinio d'un giovane che Palasciano per modestia soleva presentare come «Il mio assistente, nel senso di assistere allo spettacolo ridicolo e triste della mia follia»: tormentone reso obsoleto, infine, dall'istituzionalizzazione della figura dell'Assistente, avvenuta il 7 agosto 2011 tramite pressappoco il seguente scambio di battute:

— Nel blog dell'Accademia Palasciania sta per pubblicarsi un post sul nuovo assetto delle figure istituzionali dell'Accademia: ti va se con l'occasione ufficializziamo il tuo ruolo di Assistente del Presidente?
— OK.

Il dr. Frankenstein e il suo assistente. Da James Whale, Frankenstein, 1931.

19 luglio 2011

seconda disputa tra Accademia Palasciania e Istituto Palascianiano per gli Studi Euristici

Qualche settimana dopo la conclusione della prima disputa tra i due enti (vedi qui), l'Accademia Palasciania si era riavuta dallo stordimento indottole dal colpo che l'IPSE aveva assestato con la battuta «Al mondo, in generale, non esistono “sufficienti ragioni”, la Ragione da sola non bastando a dare spiegazione fino in fondo di nessun fenomeno»; e si era resa conto di poter ritorcere contro l'IPSE la sua stessa arma dialettica.

Intorno alla metà di luglio 2011 l'Accademia aveva dunque preso a dire che, visto che per fondare l'IPSE non era stata necessaria una ragione, non era neanche necessaria una ragione, ora, per riaccorparlo a sé.

Ma se qualche ragione fosse stata necessaria, l'Accademia avrebbe potuto addurre, oltre quelle già esposte nel corso della prima disputa, la seguente. Poiché fulcro dell'IPSE era l'attività di ricerca condotta da Marco Palasciano, e l'evoluzione di tale attività presentava «palesemente» (vedi, a esempio, il post inaugurale del suo blog) un «progressivo spostamento dalla sfera dell'euristica verso la sfera della sistematica», prima o poi l'Istituto Palascianiano per gli Studi Euristici avrebbe finito «con lo smarrire il proprio fondamento, senza bisogno ch'altri ne lo destituisse».

L'Istituto a quel punto si era arreso. Non rimaneva che ratificarne il riaccorpamento, tramite l'assemblea congiunta straordinaria che si sarebbe tenuta il 18 luglio 2011 (vedi ultimi cinque paragrafi della voce Istituto Palascianiano per gli Studi Euristici).

Circa un anno e mezzo dopo, spudoratamente, l'Accademia Palasciania avrebbe iniziato (vedi Arca Arcanorum) ad allestire i suoi famosi laboratori euristici di filosofia, arti varie, gioco e umana armonia; ma a quel punto il ricordo dell'IPSE si era ormai perso, e nessuno reclamò.

4 luglio 2011

prima idea della Ruota assiologica palascianiana

La prima idea, rozzamente storicistica, della Ruota assiologica palascianiana è documentata da Marco Palasciano nel suo diario del 22 settembre 2001. Qui egli scrive, a sera, quanto segue (dove per «tavola cromatica zodiacale» s'intende una rappresentazione dello zodiaco alla quale Palasciano aveva associato un colore per ciascuno dei dodici segni, seguendo l'ordine della ruota cromatica):
La tavola cromatica zodiacale mi ispira a un tratto potentemente una correlazione precisa tra il susseguirsi ciclico dei colori e la ciclicità della storia.

Da uno stato (ROSSO) dove si tocca il punto piú basso della civiltà, si passa a un arbitrario porre ordine da parte di qualcuno che si appropria del potere (PORPORA, MAGENTA).
(Precisiamo che con l'associazione del colore rosso alla barbarie, in quelle pagine di diario, Palasciano non intendeva alludere in alcuna misura al comunismo.)
Poi si fa strada l’inquietudine (VIOLETTO). Poi ecco che le inquietudini si “illuminano” (BLU) e si creano movimenti filosofici rivoluzionari.

Il progresso (AZZURRO INTERMEDIO) conduce finalmente alla società migliore possibile (AZZURRO CYAN), dove non vi è piú alienazione, e la natura umana è perfettamente in armonia con le istituzioni e la società.

Questo raggiunto stato di felicità comune conduce a un inevitabile rilassamento (VERDAZZURRO, VERDE): ci si dedica al benessere, a godere ciò che nei secoli precedenti si era solo sognato. Si creano cose meravigliose, si è felici non solo intellettualmente ma anche fisicamente; è il tempo delle vacche grasse, che trova il suo colmo nel successivo periodo (GIALLOVERDE); e il passaggio al quadrante primaverile segna l’ingresso vero e proprio nella decadenza (GIALLO, ARANCIONE).

Non si pensa piú ad altro che il divertimento e il piacere; i rapporti si riducono a un reciproco sfruttamento sensuale, si è come gli Eloi di The Time Machine, domina la stupidità ovvero la totale noncuranza nei confronti della ricerca filosofica; le scienze e le arti sono abbandonate. Da qui alla ricaduta nella barbarie (ROSSO) il passo è scontato.
Di contro, dieci anni più tardi, nel corso del seminario De natura mundi, Palasciano prospetterà un'umanità futura immune da ogni decadenza.

Come sovrapporre lo zodiaco alla ruota dei colori saturi.
Al rosso corrisponde il Cancro, il segno più regressivo;
al ciano il Capricorno, il segno più evolutivo.

29 giugno 2011

accidia

L'accidia [aˈttʃidja] è uno dei sette vizi capitali. In un post del blog di Marco Palasciano (28 giugno 2011) è così descritta:
Non si tratta di semplice pigrizia, ch'è tipica degli uomini meschini; bensì d'una malattia spirituale che colpisce gli spiriti dagli interessi più vasti ed elevati. Quando un monaco il più virtuoso è sazio d'orare e laborare, gli viene in uggia la sua cella e l'orto; quando un homo universalis giunge a un determinato indeterminabile punto del suo labirinto, perde la spinta all'azione, e lascia le sue opere incompiute. Che peccato, davvero!, non dar piena espressione alle proprie potenzialità; ed è tanto più grave, quanto più esse son grandi. Che importa a Dio se ozia un imbecille? ma quando a oziare è un genio, il ciel sospira.
L'accidia è diffusamente riconosciuta come il vizio caratteristico di Marco Palasciano. In un altro post  (14 marzo 2011) egli definisce la propria accidia «petrosissima», e ne dice che lo spinge «a perder ore ed ore ed ore nell'errare per social network e telefilm in streaming»; e intanto,
Da decenni [...] si protraggono la limatura e il tagliaecuci del Canzoniere, e del Novelliere, e di tant'altra letteratura palascianesca; da decenni s'attende l'apertura dei cantieri dell'Opera vera e propria su Ferdinando Palasciano (1815-1891), che ha da essere completa entro il bicentenario del gran dottore o avrò solo da prendermi a schiaffi, indegnissimo erede; e intanto vaste fette del mio Diario sono ancora in brutti, sintetici appunti da trascrivere in bella e in analitica, o mai si partirà con la sua stravagheggiata conversione in Enciclopedia; e vi è poi da operare la sistemazione della palascianiana filosofia; ecc.
All'accidia di Marco Palasciano è dedicata l'opera di Angelo Maisto Conditio Palasciani.

28 giugno 2011

Conditio Palasciani

Conditio Palasciani [konˈditsjo palaˈʃani] (in latino medievale «La condizione di Palasciano», o «del Palasciano») è un dipinto del 2011, a olio su tela 40 × 60 cm, di Angelo Maisto.

Conditio Palasciani. Cliccare per ingrandire.

Si tratta della trasposizione pittorica d'un dettaglio dell'installazione ludoscultorea Bachanale, sempre di Maisto.

Bachanale, dettaglio. Cliccare per ingrandire.

Bachanale. Cliccare per ingrandire.

Conditio Palasciani, così come il corrispondente cubicolo in Bachanale, mostra la seguente scena (descrizione tolta da un post del blog di Marco Palasciano, 28 giugno 2011):
dietro una scrivania, par dormire un baccante pisciforme, il cui corpo è ricavato da un relitto vegetale raccolto sulla riva del mare. Ai suoi lati, su mensolette, modellini di missili balistici, a modo di candele; ai suoi piedi, pur se piedi non ha, una piuma indaco. (Probabile è che i missili-candela alludano all'imminente consumarsi d'eventi distruttivi, la gravità dei quali sarà in polare contrasto con la levità di cui la piuma è emblema, che dà agio al sonno.)
Il dipinto è stato realizzato in occasione della mostra collettanea Accidia, terza della serie di Seven, rassegna internazionale d'arte contemporanea dedicata ai sette vizi capitali, a cura dell'associazione Spazio-Tempo Arte di San Giorgio a Cremano (Napoli). Le mostre si sono tenute nei locali di Villa Vannucchi dal 2010 al 2013; Accidia si è tenuta dal 25 giugno al 17 luglio 2011.

Marco Palasciano innanzi a Conditio Palasciani, al vernissage di Accidia.
Foto di Paolo Russo.

Sulla genesi di Conditio Palasciani, e in particolare sul perché del titolo, scrive ancora Palasciano:
La stanzetta del pisciforme, il quale m'ha evocato finora un vescovo nel suo studio, è sempre stata la mia preferita. Se poi l'artista ha scelto di dedicarmi il derivato olio su tela, è stato forse anche per questo; ma certo soprattutto perché, scitur, se c'è un peccato mio caratteristico, esso non può esser altro che l'essere accidioso. Sul quale tema inoltre avevo tenuto al Maestro Maisto una microconferenza allorché, per esser egli certo d'aver scelto l'immagine giusta, prima di procedere alla pittura m'aveva chiesto (19 marzo 2011) di descrivergli con la maggior precisione possibile la fenomenologia dell'accidia.
Il 25 dicembre 2016 Angelo Maisto ha fatto dono dell'opera a Marco Palasciano.

16 giugno 2011

Le strade e le storie di Capua. Dialogo didascalico in otto quadri dove i vivi parlano coi morti

Le strade e le storie di Capua. Dialogo didascalico in otto quadri dove i vivi parlano coi morti è un testo teatrale di Marco Palasciano, parte in versi liberi e parte in endecasillabi e settenari, scritto nel 2005 (a partire da un'idea di Giuseppe Bellone) su commissione dell'Associazione culturale Architempo.

L'opera è stata originariamente concepita per essere messa in scena negli spazi reali della città di Capua, seguendo un determinato percorso, indicato nel sommario stesso (cliccare sulle foto per ingrandirle):

I
Vita di Pier delle Vigne nel racconto di lui medesimo
(presso i resti dell’Arco trionfale di Federico II di Svevia)

Pier delle Vigne interpretato
da Michele Tarallo,
24 maggio 2009.
Foto di Alessandro Santulli.

II
Gli arcivescovi di Capua Nikolaus von Schönberg 
e Roberto Bellarmino nel racconto di Pulcinella
(in piazza Bellarmino)

Pulcinella interpretato
da Luigi Credendino,
10 settembre 2005.
Foto di Mario Nardiello.

III
Le origini di Capua antica e longobarda e le distruzioni
dell’841 e del 1943 nel racconto del vescovo Landolfo
(presso la Cattedrale)

Il vescovo Landolfo interpretato
da Roberto Solofria,
10 settembre 2005.
Foto di Mario Nardiello.

IV
La disfida di Barletta e le sorti dei Fieramosca
nel racconto di Ettore e Porzia
(nel cortile di Palazzo Fieramosca)

Ettore e Porzia Fieramosca
interpretati da Maurizio Azzurro
e Roberta Sandias, 24 maggio 2009.
Foto di Alessandro Santulli.

V
I musicisti capuani del Sette-Ottocento
nel racconto di Giuseppe Martucci
(presso la sua casa natale in via Monte dei Pegni)

Giuseppe Martucci interpretato
da Angelo Callipo, 24 maggio 2009.
Foto di Alessandro Santulli.

VI
Il sacco del 1501 nel racconto di tre donne

Tre donne del 1501 interpretate
da Ilaria Trapani, Brunella Cappiello
e Grazia Liguori, 24 maggio 2009.
Foto di Alessandro Santulli.

VII
Vita di Ferdinando Palasciano nel racconto di lui medesimo

Ferdinando Palasciano
interpretato da Antonio Vitale,
24 maggio 2009.
Foto di Alessandro Santulli.

VIII
L’ambiente poetico, filosofico e teatrale della Capua
cinque-secentesca nel racconto di Camillo Pellegrino
(nel cortile di Palazzo Antignano)

Camillo Pellegrino interpretato da
Luigi Narducci, 10 settembre 2005.
Foto di Mario Nardiello.

Date note di nascita e/o di morte dei personaggi:
● Landolfo †879
Pier delle Vigne 1190 ca.-1249
Ettore Fieramosca 1476?-1515
● Porzia Fieramosca †1550
Camillo Pellegrino 1527-1603
● Pulcinella n. 1609 (anno in cui Silvio Fiorillo ne inaugura la maschera)
Ferdinando Palasciano 1815-1891
Giuseppe Martucci 1856-1909
Nikolaus von Schönberg (1472-1537),
arcivescovo di Capua dal 1520 al 1536.
Le anime di questi e d'altri tre personaggi esemplari, un anonimo trio di nobildonne scampate al sacco del 1501 per essere portate a Roma come schiave del Valentino, «appaiono ai visitatori parlando di sé e d'altre anime, a fornire un panorama completo dell'universo storico capuano», dichiarava Palasciano (in un comunicato stampa di Architempo), «inserendo dati anche poco noti come la tesi per cui Pier delle Vigne non si sarebbe suicidato, o l'incredibile coincidenza per cui due arcivescovi di Capua scrissero l'uno a Copernico e l'altro a Foscarini due lettere», l'una la più filocopernicana possibile e l'altra la più anticopernicana, «che hanno segnato la storia della scienza». Copernico riporta la lettera di Schönberg nella prefazione del De revolutionibus orbium cœlestium, ma fino al 2005 probabilmente nessun capuano se n'era accorto.

(Gli argomenti trattati nel quadro di Pulcinella rimandano implicitamente alla campagna avviata dall'Accademia Palasciania, tre anni prima, per far intitolare una piazza di Capua a Giordano Bruno.)

Marco Palasciano (al centro, in lenti e berretto; quelli che dal berretto
sembrano uscire a mo' di coda di cavallo sono, in realtà, i capelli d'una
signora sullo sfondo) assiste alla prima rappresentazione di Le strade
e le storie di Capua
, 10 settembre 2005. Foto di Mario Nardiello.

A partire dal 2005, Architempo ha prodotto una lunga serie di rappresentazioni (almeno una o due all'anno) del testo palascianesco, sotto il titolo apocrifo I percorsi della memoria o Percorsi della memoria, una prima volta in versione integrale e successivamente con tagli, talvolta seguendo il percorso originario e talaltra concentrando in un unico spazio tutti i quadri da inscenare. Quando lo spettacolo si tiene in forma itinerante, il pubblico è accompagnato da una guida la quale, oltre a dar la spiega dei monumenti incrociati dal percorso, interagisce coi personaggi dei quadri palascianeschi recitando le battute a lei assegnate dal testo.

L'evento è stato spesso inserito all'interno di macroeventi: Da Annibale a Garibaldi (2005-2006), Piazze d'Italia (2007), Capua il luogo della lingua (2009-2011) ecc. (Sulla «kermesse glottotopica» del 2009 vedi nel blog dell'Accademia Palasciania il divertente post Nemo propheta in Capua, patria linguæ.)

Prima rappresentazione dell'opera, quadro VI. Foto di Mario Nardiello.

La prima regia fu di Roberto Solofria, della compagnia Mutamenti. Il debutto avvenne la mattina di sabato 10 settembre 2005, con replica il giorno successivo.

(Poche settimane dopo, vi fu già il primo «tentativo d'imitazione» di cui si abbia notizia, con l'attore Jury Monaco in Capua nella storia. Viaggio con i personaggi storici capuani, spettacolo itinerante andato in scena il 6 dicembre 2005.)

Tra gli attori diretti nel 2005 da Solofria ricordiamo Luigi Credendino, per la sua insuperata interpretazione di Pulcinella; l'intenso trio del quadro VI, Brunella Cappiello, Grazia Liguori e Ilaria Trapani; e Michele Tarallo, un parimenti struggente Pier delle Vigne, che inoltre dirigerà Le strade e le storie di Capua nel 2007.

Nel 2006, per «carenza di personale», era toccato a Palasciano stesso dirigere la messinscena. Dal 2009 la regia sarà di Maurizio Azzurro, della compagnia La Mansarda.

Una locandina del 2009.

Articoli online su Le strade e le storie di Capua:
● Edgardo Bellini, A Capua si rilegge la storia, Teatro.org, 20 ottobre 2007

● Pia Di Donato, Da Annibale a Garibaldi. I percorsi della memoria, Casertamusica.com, 11 settembre 2005

● Mario Nardiello, I percorsi della memoria. Capua: una visita della città in otto quadri, Capuaonline.com, 10 settembre 2005
Il 13 gennaio 2007 il quadro I è stato pubblicato da «Nazione Indiana», dove ha ricevuto qualche critica negativa di troppo che ha spinto Palasciano a commentare: «Perché disprezzar tanto un testino che esplicitamente si presenta come didascalico (vedi sottotitolo)? è teatro da strada per le masse; andava fatto così, né diversamente si poteva». Ovvero, in versi:
Ahimè, misero testarello mio,
testicolino mio,
testugginino rugginoso e fino,
che giudici spietati ti titillano!

Forse era il caso che ti postillassi
col dire che eri testo per le masse,
di turisti, anche bimbi;
che una guida guidava per le strade,
e gli attori apparivano e era storia.
Proprio per la sua natura d'opera «per le masse», infine, Le strade e le storie di Capua non è destinato alla pubblicazione nel canone definitivo delle opere palascianesche.

12 giugno 2011

Dono dell'Amicarium

Il Dono dell'Amicarium è l'oggetto materiale regalato da Marco Palasciano ai «vincitori» dell'annuale Premio dell'Amicarium.

Tale regalo consiste regolarmente, dalla X edizione del Premio in avanti, in opuscoli in cui sono stampate vecchie o nuove opere letterarie di Marco Palasciano inedite. In alcuni casi si è trattato di opere scritte appositamente per essere regalate in occasione del Premio dell'Amicarium (massimo esempio del genere è la Hypnerotomachia Palasciani).

Copie di tali opuscoli possono essere distribuite, oltreché ai «vincitori» dell'anno, anche ad altri personaggi, a prescindere dalla posizione di essi in classifica, purché tali copie siano di minor pregio, cioè fornite di copertina bianca anziché colorata.

(In proposito: alla Festa del XVI Premio dell'Amicarium, un ospite – folle di gelosia – rubò la copia d'uno dei «vincitori», mal tollerando l'idea di doversi contentare d'una dalla copertina bianca. Qualche giorno più tardi, torchiato, confessò.)

Fino al 1998 si sono avuti anche regali consistenti in piccole opere d'arte, e per il 1997 anche un gioco da tavola, sempre realizzati da Palasciano con le proprie mani (l'unica volta in cui non s'è trattato d'opere progettate da lui è stata quella del 1993).

Dal 1996 al 2000 il regalo di turno è stato accompagnato da un opuscolo detto Almanacco dell'Amicarium, o similmente, contenente le classifiche dell'Amicarium e altri testi eventuali. Poi, aboliti gli almanacchi, le classifiche si sono incorporate negli opuscoli regalo.

Elenco dei regali per annata (1990-2014) e per edizione del Premio (I-XXV), con tra parentesi il numero dei premiati, omesso se è 10 (numero che diventa norma dalla XVI edizione in avanti):
1990
I. Calze della Befana ricavate da campioni di stoffa e stipate di dolcetti (7)

1991
II. Coppe in pasta di sale dorate e decorate con materiali vari, in dieci diversi formati

1992
III. Agende contenenti il racconto Fjodor Fog e l'orribile segreto del dottor Stradivarius, parodia di «Dylan Dog» avente per personaggi gli amici stessi, 1993 (7 «di serie A» + 7 «di serie B»)
Katsu Kimura, Booox, 1991, copertina.

1993
IV. Scatole in sette diversi formati, ritagliate da Booox di Katsu Kimura (7)

1994
V. Poesie scelte da Viaggi e oltraggi del professor Coppelius, prima versione di L'insectarium dei burattini, 1995 (7 amici «d'oro» + 7 «d'argento» + 7 «di bronzo» + 7 «di rame» + 7 «di ferro» + 7 «di stagnola» + 7 «di carta»)

1995
VI. Medaglioni solari in pasta di sale (7)
I sette medaglioni del VI Premio dell'Amicarium. Cliccare per ingrandire.
1996
VII. Amuleti a foggia di serpenti acciambellati in pasta di sale, in tre diversi formati, più l'almanacco Befanarium 1997 [ovvero] La Sublime Classifica d'Amore. Amici e conoscenti di Marco Palasciano accuratamente catalogati in ordine di virtù (7 «primi» + 7 «secondi» + 7 «terzi»)

1997
VIII. Il Novissimo Giuoco dei Tre Dadi dell'Apocalisse, gioco da tavola inventato per l'occasione, più l'Almanacco 1998 del Settebello epifanico (7)

1998
IX. Tempere su sughero, su vari soggetti, più l'Almanacco 1999 dell'Amicarium contenente la fiaba Lo cunto de li punti avente per personaggi gli amici stessi, 1999 (7)

1999
X. Planetarium, dieci poesie ispirate dagli amici stessi, 2000, più l'Almanacco 2000 dell'Amicarium, contenente tra l'altro la poesia Prologo

2000
XI. Souvenir del mio Duemila. Piccola antologia di documenti *.doc, testi d'occasione e frammenti vari (frammento dall'incompiuto Fabularium. Favole, fabuloidi alla gaddiana, apologhi, novelle, bei resposi e alquanti fiori di parlare e assempri di bestiario distillati dal diario del 2000; un'odicina per il compleanno di Angela Siniscalchi; frammento da Planetarium; Manifesto del poeta filosofo e delle puttane trionfanti; frammento da Non-capi e poeti contro il robottismo: piccola collezione di  non-citazioni da regalare a un giovane non-rivoluzionario per il suo compleanno; frammento da una Lettera all'eccellentissimo Signore Carmine Urciuli; una lettera apocrifa di Carlo Sini ad Anedo Torbidoni; frammento da una lettera ad Angela B.; frammento dal diario, 17-27 agosto 2000; un'odicina per l'onomastico di Rosa Viscardi), 2000, più l'Enciclopedia 2001 dell'Amicarium (7)

2001
XII. Paradigmo ovvero Hypnerotomachia Palasciani dove si fotografa un istante tra due ere, 2002

2002
XIII. Un Amleto di ritagli e di pezze, 1998, versione ridotta

2003
XIV. Appunti per un compendio di storia universale, altro titolo per Un compendio di storia universale, 1992 (15)

2004
XV. Omegon (uariatsioni s'un tema) ovvero Uomo tra uomini sa e t'insegna ovvero Un sonetto e i suoi anagrammi, prima versione di Storia di un umanesimo negato ovvero Un sonetto ed i suoi anagrammi, 2002 (7)

2005
XVI. Antologia del trentennale poetico, ventidue poesie, 1976-2005

2006
XVII. Sestina e altre poesie del 2006 (Il gatto rosso, traduzione da Guglielmo IX d'Aquitania; Dialoghetto tra un principe e un filosofo; sestina I; un frammento da Tra forti e pianoforti), 2006

2007
XVIII. Sonetto e altri testi del 2007 (sonetto «L'Alta Poesia, il fiore luminoso»; sestina II; [Sonata.] Analogo in versi da un quartetto di Marco Palumbo per clarinetto, fagotto, violino e pianoforte; Paralipomeni lauretani a «Prove tecniche di romanzo storico»), 2007

2008
XIX. Ipersonetto de' mesi, 2008

2009
XX. La Musa Futurista e «O futuro, o futuro!», 2009

2010
XXI. Qui cogli e ammiri segni divini. Quindici meravigliosi enigmi, giochi enigmistici, 2010

2011
XXII. Due poesie dendrosintetiche, 2002-2011

2012
XXIII. Mentre l'Eurasia esplode, 2010

2013
XXIV. Oggi ritmi! Gli oroscopi anagrammatici, 2012-2013

2014
XXV. Filastrocche cretine di prima mattina e altre poesie del 2014 indegne del mio genio, 2014

2015
XXVI. Tragedia cretina del principe Smerdi e altre filastrocche del 2015 da aggiungere a quelle del 2014, 2015

2016
XXVII. Sonetti, pseudosonetti e altre poesie del 2016, 2016
Copertina di Qui cogli e ammiri segni divini.

11 giugno 2011

Amicarium

Il latinismo amicarium [amiˈkarjum] indica un catalogo o collezione d'amici (così come un lapidarium è un catalogo o collezione di minerali, e un herbarium lo è d'erbe, e un bestiarium lo è d'animali). Maiuscolato, Amicarium vale a dire «l'amicarium di Marco Palasciano», quindi può assumere a seconda del contesto uno dei seguenti significati:

(1) l'insieme di tutti gli amici e conoscenti viventi di Marco Palasciano (con l'esclusione dei prepubescenti, dei consanguinei fino al settimo grado e dei nemici conclamati, nonché, fino al 2014, di coloro che Palasciano percepiva come troppo adulti);

(2) il catalogo ragionato dei suddetti personaggi;

(3) una loro classifica in base ai rispettivi punteggi conseguiti nel Gioco dell'Amicarium (per es.: «Amicarium» può indicare la classifica cumulativa, «Amicarium 2010» la classifica relativa al solo anno 2010).

Il termine Amicarium compare per la prima volta nel Befanarium 1997. La sublime classifica d'amore (vedi Dono dell'Amicarium).

La versione più semplice dell'Amicarium come catalogo consiste in un foglio di calcolo che intabella i nomi e i punteggi dei personaggi in gioco. La versione più complessa fu una piccola Enciclopedia dell'Amicarium, di 40 pagine, stampata nel 2001.

Un censimento completo è praticamente irrealizzabile: allorché si tratti di tutti gli innumerevoli personaggi con cui Palasciano abbia interagito una sola volta nella vita e ai quali abbia conferito un punteggio minimo (comunque registrato negli annuali quaderni segnapunti), egli per non appesantire la suddetta tabella tende a non inserirli in essa finché con detti personaggi non abbia vissuto una quantità sufficiente di nuove interazioni; e se li aveva inseriti, ed è trascorso da allora un numero considerevole d'anni senza alcun incremento di punteggio, tende a cancellarli. Attualmente (gennaio 2019) nella tabella dell'Amicarium sono catalogate oltre 2300 persone.

All'Amicarium è dedicata l'annuale Festa dell'Amicarium.

Gioco dell'Amicarium

Il Gioco dell'Amicarium è di per sé un solitario consistente nell'assegnazione da parte di Marco Palasciano, giorno per giorno, d'un determinato numero di punti a ciascuna persona catalogata nell'Amicarium con la quale egli nel corso della giornata abbia vissuto un'interazione positiva (e purché in quel momento essa fosse capace d'intendere e di volere). Il punteggio così assegnato pretende d'essere direttamente proporzionale al valore di tale interazione in termini d'energia profusa, gratuità del contributo e autenticità del significato affettivo.

Su come Palasciano assegni i punti vedi storia dei metodi per l'assegnazione dei punti dell'Amicarium (qui).

Alcuni vedono nel Gioco dell'Amicarium non un suo solitario, bensì una vera e propria gara, e ove lo spirito agonistico li pungoli cercano di mettersi nelle condizioni di guadagnare più punti possibile, allo scopo di scalare la classifica.

La classifica annuale del Gioco dell'Amicarium è relativa ai punti totalizzati da ciascuno tra il 1° gennaio e il 31 dicembre dell'anno considerato, e può anche indicarsi con «Amicarium» + anno (es.: «Antimo Puca è stato il n. 1 dell'Amicarium 2005»).

La classifica cumulativa, che può anche indicarsi con «Amicarium» senz'alcuna apposizione o «Amicarium 1993-» + ultimo anno compiuto (es.: «Rosa Viscardi è il n. 4 dell'Amicarium 1993-2010»), è relativa ai punti totalizzati da ciascuno in tutta la vita, a partire dal primo giorno per il quale siano disponibili punteggi del Gioco dell'Amicarium (attualmente il 1° gennaio 1993; ma, teoricamente, mediante l'analisi del diario di Marco Palasciano potrebbero ricavarsi anche i punteggi del novennio 1984-1992, almeno per le annate non troppo lacunose quanto a copertura diaristica).

Ai personaggi occupanti le più alte posizioni della classifica annuale del Gioco dell'Amicarium viene assegnato il Premio dell'Amicarium, la cui consegna ufficiale avviene nel corso dell'annuale Festa dell'Amicarium.

Porzione superiore della tabella in cui sono sistemati i dati dell'Amicarium.
I cognomi sono qui sfocati in ossequio alla privacy. Nella colonna «Dat»
è indicato l'anno d'entrata di ciascuno nel Gioco. Cliccare per ingrandire.

Premio dell'Amicarium

Con la locuzione «Premio dell'Amicarium» si indica, principalmente, il Gioco dell'Amicarium visto secondo un'ottica particolare: non più come un solitario giocato da Marco Palasciano (quale esso è di fatto), bensì come una competizione annuale (quale esso è idealmente – sebbene nell'ottica d'alcuni tale Gioco sia una competizione anche di fatto) cui si ritrovano a partecipare, consapevolmente o meno, tutti i personaggi dell'Amicarium.

Per es.: «XXI Premio dell'Amicarium» vale a indicare l'edizione d'un tale pseudoconcorso relativa all'anno 2010. La prima edizione, infatti, risale al 1990 (sebbene prima del 1993 non esistessero classifiche a punti ma solo classifiche «a occhio»).

Con la locuzione «Premio dell'Amicarium» si suole anche indicare, più di rado, l'oggetto materiale regalato da Marco Palasciano in premio ai «vincitori» dell'anno, cioè ai personaggi occupanti le prime posizioni (dieci o, in passato, anche sette o un multiplo di sette; ma quindici per il 2003) della classifica annuale dell'Amicarium. Tale regalo è detto però più spesso «Dono dell'Amicarium».

storia dei metodi per l'assegnazione dei punti dell'Amicarium

Dal 1993 a oggi si sono susseguiti cinque metodi per l'assegnazione di punti giornalieri alla singola persona:
● 1993: da 1 a 4 punti.

● 1994-2002: in una scala da 1 a 10 punti erano contemplate tutte le azioni possibili, sia materiali sia morali; i punti relativi alle diverse azioni compiute in un’unica giornata erano sommabili tra loro, purché appartenenti a diverse tipologie (per es.: mille abbracci d'una stessa persona valevano quanto un unico abbraccio).

● 2003: 1 punto o niente.

● 2004-2010: 1 o 2 punti in caso di interazione alta (2 + 1/3 se alta «cum laude»), o, in caso d'interazione bassa, 2/3 o 1/3 o 1/6 o 1/12 di punto.

● Dal 2011: da 1 a 28 punti (stesso sistema del 2004-2010 ma con tutto moltiplicato per 12).
Tutti i punteggi 1993-2010 sono stati convertiti al sistema attuale.

Inoltre, allo scopo di rendere «piú aderente alla realtà» la classifica cumulativa, alla fine del 2009 si mostrò necessario correggere i punteggi 2003-2008, considerato che a partire dal 2007 l’attribuzione punti era divenuta sempre piú severa, il che aveva comportato una certa deflazione.

Infine la classifica risulta corretta come segue:

● I punti originari del 1993 si trovano moltiplicati per 3.
● I punti originari del 1994-2002 si trovano moltiplicati per 0,57.
● I punti originari del 2003 si trovano moltiplicati per 5.
● I punti originari del 2004-2006 si trovano moltiplicati per 4.
● I punti originari del 2007 si trovano moltiplicati per 6.
● I punti originari del 2008 si trovano moltiplicati per 9.
● I punti originari del 2009-2010 si trovano moltiplicati per 12.

9 giugno 2011

grandezza dell'uomo

Sul tema della grandezza dell'uomo, Marco Palasciano in un passo del suo testo per la conferenza Il cielo stellato dentro di noi (30 novembre 2009) ha dato forma definitiva a un pensiero sviluppatosi nei primi cinque post (11-16 dicembre 2007) del dialogo tra Hamlet da Hamelin (Palasciano stesso) e Scafandro (un suo alter ego) nella discussione Intorno all'uomo aperta nel Cantiere filosofico, una sottosezione del forum Prove tecniche di episteme.

Questo il passo del 2009 (sùbito prima del quale era stata data lettura del sonetto iniziale di Storia di un umanesimo negato):
L'universo. L'universo, se ci pensate, è interamente contenuto nella nostra mente, cosí come noi siamo contenuti nell’universo. Ho qui un mio vecchio appunto sulla grandezza della mente umana (ma naturalmente, se io fossi nato scarafaggio, avrei parlato della grandezza della mente scarafaggia, sempreché gli scarafaggi abbiano una mente di questo tipo e non un computerino limitato al mangia-caca-figlia-e-muori).

«Guardando lo splendore e la magnificenza delle chiese medievali o barocche, e/o ascoltando la musica mirabile dei cori e delle orchestre atte a cantare il Natale e la gloria dei Celesti, è naturale provare una certa commossa esaltazione.

Ma in me è tale non da spingermi alla credenza in questa o quella confessione, bensì all’ammirazione della mente umana, capace di tanta arte e d’inventarsi concetti da celebrare così alti, incluso un Dio dell’universo.

Ma ci si rende conto di quanto è grande l’uomo? (Cioè, di quanto può essere grande.)

Quanto? esattamente, direi, l’uomo è grande quanto l’universo che lo contiene, e che è contenuto nella sua mente. In una sorta di effetto Droste, che si trova ad esempio in tante opere di Escher, o effetto matrioska. Apri l’uomo e dentro ci trovi il mondo, e dentro il mondo è l’uomo. Ad infinitum.

Questo ricorda la Bottiglia di Klein, il cui interno e il cui esterno coincidono; così come coincidono le “due” facce del Nastro di Möbius».
Sullo stesso tema Palasciano usa notare come non abbia senso adoperare contro l'esaltazione delle potenzialità umane (come l'adoperano i predicatori dell'umiltà autoflagellatoria, del memento mori, del pulvis est e simili malvedenti) l'argomento della piccolezza fisica dell'uomo o della Terra stessa rispetto all'universo o all'infinito: le dimensioni fisiche sono, in realtà, un parametro assolutamente irrilevante nel discorso sui valori spirituali. A tal proposito vedi materia/spirito.

Cantiere filosofico

Cantiere filosofico è una sezione del Laboratorio euristico online dell'Accademia Palasciania, a sua volta una sezione del forum Prove tecniche di episteme (un relitto dell'epoca in cui l'Euristica Accademia Palasciania non si era ancora scissa in Accademia Palasciania e Istituto Palascianiano per gli Studi Euristici).

Questa la descrizione in alto nella pagina base di Cantiere filosofico:
Qui l'Accademia Palasciania lancia o rilancia domande filosofiche, tesi politico-sociali, dogmi etico-estetici provvisori ecc. per confronti fecondi di sviluppi il cui fine ultimo è, idealmente, la composizione di una nuova episteme atta a produrre un mutamento antropologico epocale. O quantomeno, aiutate M.P. a sistemare la sua visione filosofica!
Accanto a tale descrizione si trova un'illustrazione, in cui compare un volto (quello di Antimo Puca) con aggiunto un mandàla sulla fronte, a rappresentazione ideale del nascere d'un pensiero.

L'illustrazione nella pagina base
di Cantiere filosofico.

Tra le discussioni aperte nel Cantiere, le cinque a meglio svilupparsi sono state:

Il ruolo del filosofo nella società contemporanea, con una piccola antologia di definizioni dello scopo della filosofia

Perché c'è l'essere invece del nulla? E perché ci poniamo questa domanda?

Intorno all'uomo (vedi grandezza dell'uomo)

Sulla «verità» o «falsità» di teorie antagoniste

«Ragazza figa». L'etica davanti alla strumentalizzazione della bellezza, ovvero: La pubblicità è di per sé peggiore della pornografia, tanto per cominciare

Cadde nel vuoto, invece, il pur interessante avvio di discussione su Lo stato intermedio tra l'essere e il nulla.

Tra gli interlocutori di Marco Palasciano (Hamlet da Hamelin) c'erano, fruttiferi sopra gli altri, Anedo Torbidoni (Annodato) e Daniele Ventre (Outisemeuzontos).