L'andata in scena del 3 dicembre 2006 a Capua. A sinistra Roberto Solofria nella parte di Matamoros. |
Dalla scena I di Tra forti e pianoforti, intitolata Conferenza di Capitan Matamoros sulle fortificazioni ecc. complicata da molte baroccaggini, questa è la parte in cui Matamoros tratta dei coccodrilli rapiti al Nilo:
Per concluder veniamo a quei fossati,
oggi asciutti; ma, fossimo assediati,
sarebber fatti un lago, e la città
un’isola, e affamati coccodrilli
sguinzagliati nell’acqua
a scoraggiare naumachie di sorta.
E di quelli a far scorta
fui mandato in Egitto io stesso un giorno
dal Viceré don Pedro Pacheco de Ladrón
de Guevara; e io stesso a mani nude
mi trastullai nel Nilo a catturarli,
per portarne trecento in nave a Capua.
Non sto qui a raccontarvi il periglioso periplo
tra i pirati, i mostri e le tempeste,
dei quali tutti – fin che giunsi a rada –
ebbi ragion col senno e con la spada.
Restava un sol problema: risalire il Volturno.
Ma non sapete che polmoni ho io […].
E sí forte, dicevo, nelle vele soffiai,
che contro la corrente navigai,
e in men d’un’ora erano già alloggiati
a Capua i miei trecento coccodrilli
nell’acquario arcivescovile, e già
li nodrivano a crusca e pesciolini
le monache preposte a tal servizio,
e tra mille moine sorridevano
ai bestioni e schioccavano bacini
rugosi e virginali su pel muro
di cristallo; ed amavano in ispecie
un che pareva dell’umana specie,
dagli occhi melanconici; e gli die’ nome Arturo
suor Morgana, di gran concupiscenza.
Qui termina la nostra conferenza.